Alla fine degli anni 80 il Thrash, che fino ad allora aveva rappresentato il lato piu' estremo e piu' verace dell'Heavy Metal, andava verso il suo definitivo tramonto, ma come in un Wagneriano "Tramonto Degli Idoli" il Thrash  se ne andava tra i bagliori di un luminoso crepuscolo dando vita ai suoi capolavori definitivi. Gia con album come "Reign in Blood", "Seven Churches" e "Pleasures to Kill", erano contenute in nuce tutte le caratteristiche di questa corrente musicale, ma fu solo con "Scream Bloody Gore" e "Altars Of Madness"che il Death si affranco' definitivamente dal Thrash e comincio' a camminare con le sue gambe.

E proprio "Altars Of Madness" puo' essere considerato l'album che piu' di ogni altro definisce la natura stessa del fenomeno Death Metal. Scaturito dalle menti malate, ma ce ne fossero di menti "malate" come queste su questo sassolino di pietra e acqua che si illude di essere unico nell'Universo, di Trey Azagthoth chitarrista unico nel suo genere da alcuni considerato il Malmsteen del metal estremo, ma a mio modestissimo parere il buffone svedese non e' degno di pulirgli gli anfibi, Richard Brunelle anch'esso chitarrista, dal batterista Pete Sandoval, ancora oggi imbattuto re del doppio pedale, e Dave Vincent, cantante e bassista degno erede del Tom Araya dei giorni migliori.

Ascoltare questo album e' come addentrarsi nei meandri oscuri della mente Umana, in un universo dove le verità che noi conosciamo non esistono più, dove il raziocinio ha vita breve e dove la pazzia ti penetra nelle ossa e libera la mente dalla realtà che ci imbriglia e ci imprigiona. "Immortal Rites" e "Suffocation" ci guidano in un inferno in cui non ci sara' nessun Virgilio a portarci per mano verso l'uscita, riff intricatissimi, ritmi martellanti e assoli ad opera di Azagthoth che insegna ai powershraddallari come si suona la chitarra, La qualità del disco, come se non bastasse, migliora in maniera esponenziale piu'in la'si procede nell'ascolto, mostrando perle di enaudita violenza come "Blasphemy Of The Holy Ghost", "Maze Of torment" che si alternano con brani più ragionati e "marci" quali "Chapel Of ghouls" (nella quale fanno una breve comparsa anche le tastiere) o il thrasheggiante "Lord Of All Fevers And Plague". Anche nei testi si distinguno i Morbid Angel, che al contrario della maggior parte delle bands dell'epoca,  non trattano tematiche horror\gore, ma esplorano l'infinito universo letterario creato da H.P.Lovecraft, diventandone simbolicamente i cantori, gia Black Sabbath, Metallica o Iron Maiden avevano affrontato le opere del solitario di Providence, ma saranno i Morbid Angel che ne porteranno ai massimi livelli la visionarietà e la carica orrorifica e oscura che il Maestro sapeva infondere nelle sue opere.

Infine una menzione per la produzione semplicemente perfetta, e per l'artwork, che nella sua semplicita' esplica in maniera perfetta il contenuto di questa Opera, un nero pozzo senza fondo in cui si dibattono le anime dei dannati a cui giammai sara' concessa la salvezza.

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