41 minuti di sonorità feroci ed oniriche, degne dei peggiori incubi di ognuno di noi. Le sonorità dei Morbid Angel di questo disco sono come di consueto disturbanti ed orrendamente blasfeme: al tempo stesso, si registra un incremento nella tecnica del trio, in particolare segnalo il lavoro mostruoso di Trey Azagthtoh alla chitarra (e tastiera). Dunque ottimo uso delle capacità compositive della band, unite ad una morbosa (!) fissazione per i consueti testi "anti-christian". Questo non significa che il disco sia banale o non abbia ragione di esistere: il cambio di chitarrista (Azagthoth) ed il suo stile istrionico-caotico, unico al carisma del leader Dave Vincent, sono gli aspetti fondamentali dal punto di vista musicale, che sopprimono qualunque nota negativa sul resto. Sandoval alla batteria non fa, a onor del vero, più di quanto gli sia strettamente richiesto dai brani: ovvero tiene il tempo, quasi sempre con doppio pedale, come un cronometro, con potenza e velocità.

Si parte con uno dei pezzi migliori, "Rapture", in cui fanno da padrone la doppia cassa del succitato e la voce tenebrosa (all'epoca originalissima) di David Vincent: si esprime, fin dall'inizio, un senso di soffocamento che pervade l'intero album. Sonorità come dicevo disturbanti, ricche di violenza ed impatto, ma legate anche ad un immaginario da incubo, che rende i Morbid Angel veri innovatori del genere. L'assolo del chitarrista è semplicemente da antologia, insieme a quello di "Lion's Den" e "God of emptiness". Subito dopo abbiamo l'ulteriore pugno nello stomaco "Pain Divine", costituita dagli stessi ingredienti della precedente, e poco più. È la volta di "World Of Shit (The Promised Land)", che accentua un senso di dissolvimento interiore, dà la sensazione di essere lentamente assorbiti da un mondo oscuro e terrificante. Con l'alternanza di splendide parti doom, unite a sfuriate brutali e senza mezzi termini. Si torna sui passi iniziali con la successiva "Vengeance Is Mine", con un primo assolo velenoso e fulmineo, ed un secondo elaboratissimo, senza mai degenerare in nessun caso. "The Lion's Den" è un pezzo tipicamente alla Morbid Angel, anche qui doppia cassa monolitica ed un cantato furioso, con l'aggiunta dei solismi prima menzionati. "Angel Of Disease" è stata ripresa da un vecchio lavoro della band, e sta divinamente (ehm) in questo contesto: si tratta di un brano che richiama i MA più thrash-oriented, con l'aggiunta di rallentamenti improvvisi e cambi di tempo. Il richiamo più celebre, probabilmente, è il sulfureo "Hell Awaits" degli Slayer. Una vera chicca. Dopo "Sworn To The Black", e l'atmosferica "Nar Mattaru", è la volta della conclusiva "God Of Emptiness". Si tratta del capolavoro conclusivo del disco, dall'incedere epico e cadenzato, ripieno non di bestemmie fine a se stesse, ma di una poesia malata e disturbante, che accusa la religione di riempire di bugie il vuoto dell'anima ("Be like me/in emptiness/free"). Musicalmente i MA fanno un passo avanti, osano qualcosa di più, cercando non semplicemente di picchiare giù duro, ma di scuotere, di riempire ogni frequenza dell'amplificatore, di variare i riff portanti, facendo sentire ogni strumento coivolto, nonostante la distorsione pesantissima. Un cambio di tempo nel finale, ed un cantato inaspettatamente "dark" (senza grownling) è certamente una nota di merito ulteriore.

La particolarità che ho rilevato è la capacità, oltre che di colpire a segno, di creare dei "tappeti sonori" (per così dire "ambient") che rapiscono l'ascoltatore, senza ricorrere a strumentazione elaborata, ma suonando "semplicemente" un basso, una batteria ed una chitarra. Hai detto niente. . . Certamente "Covenant" non è da primo ascolto, proprio perchè è un modo nuovo di fare death (nel 1993). Collocato nel suo periodo, è oramai storia: avrà un'importanza fondamentale per diverse band a venire (su tutte, i Nile).

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