Mordred è il nome di un personaggio della letteratura anglosassone, appartenente alla congrega di Re Artù , citato da Dante nell'Inferno come esempio nel cerchio dei traditori dei parenti:
"... non quelli a cui fu rotto il petto e l'ombra con esso un colpo per la man d'Artù"
Artù uccide il nipote ribelle Mordred conficcandogli la lancia nella carcassa, trapassandolo così da parte a parte mentre attraverso l'ampia fenditura passò un raggio di sole e in quel punto il corpo non proiettò l'ombra.(Dante - Inferno- Canto XXXII - note ai versi 61-62 Ed. Zanichelli 1993)
A metà degli anni '80 emerge a San Francisco una gang di musicisti che adotta proprio il monicker Mordred per deliziare i timpani del circondario a rintocchi di Thrash Metal tipico della Bay Area. Una congrega dalla gavetta consistente che smercia il primo demo nel 1986, dalla singolare copertina aracnofobica, ed il secondo nel 1987, nel quale risalta una scacchiera e due antipatici militar scheletri. Nel 1989 esce l'EP "Everyday Has Holiday", titolo del pezzo guida che diventerà il loro cavallo di san Francesco, con Jolly Joker odioso in copertina che verrebbe voglia di prendere a ceffoni. "Fool's Game" si trova sugli scaffali nel 1989, preceduto dal demo per la Noise Records (www.metal-archives.com), mentre la corsa thrash world championship sta esaurendo la sua spinta vitale; questo buon debutto vi si aggiunge con discrezione sottolineando la partecipazione al songwriting di tutti i bad guys del gruppo,anche di quelli che vi hanno militato ai tempi dei demo, fra i quali Alex Gerould, James Sanguinetti (membro fondatore con Art Liboon), Steve Skates, Erik Lannon ed il misterioso Josh Juska. Quest'ultimo è un enigma che potrebbe interessare il vecchio Ellery Queen in quanto è sparito da questa dimensione e nella busta interna del vinile si nota che compone solo la musica di "Spellbound" (Music: J.J).
Un ensemble multietnico che comprende anche il bassista Art Liboon ed il singer Scott Holderby dai connotati esotici mentre un secondo chitarrista Jim Taffer completa la formazione. Aaron "Pause" Vaughn, D.J e scratcher, presta i servigi in due episodi del disco, entrando in pianta stabile dal successivo full-lenght. La critica musicale del tempo vede subito nei Mordred l'ideale gruppo che fonde il Thrash con il Funk ma le vicende stanno diversamente: la matrice Funk è presente in due brani, ovvero l'hit "Everyday Is A Holiday" e la cover "Super Freak" di Rick James. In queste due ariette gli scratchers di Pause effettivamente danno molto sapore ai pezzi e così ce li gustiamo ben benino, soprattutto la prima che presenta un'insalata di chitarra raschiante e chitarra funk (alla "Crunge" zeppeliniana), ben amalgamate e perfino una mini accelerazione sottolineata da assoli assimilabili seduta stante che mettono in moto il collo. Il resto dell'album offre pezzi più che buoni, dove il Funk non esiste, come l'opener introspettiva "State Of Mind" nella quale il singer Holderby ammette : "... ho tentato varie volte di svelare lo stato della mia mente... ", sospinto da un thrash veloce ma non troppo che si avvale della sua voce sottile, non acuta e potente come quella di Russ Anderson (Forbidden), ad esempio, ma sembra che questo non danneggi la riuscita dell'album. Altro pezzo accattivante è "The Artist" che apre il lato B del vinile, con un avvicendarsi di fasi lente e veloci, frenate e ripartenze, piacevolmente rimarcate dall'esercizio melodico, celestiale delle chitarre che ricrea (vedi "State Of Mind") delle atmosfere epiche, quasi a sottolineare la criptica copertina fantasy, ma anche nel nostro inconscio un insieme di emozioni che questo strano pezzo riporta prepotentemente alla luce, sempre non scordando chitarre ruvide, una sorta di grattachecca dissettante (proprio come quella che Plata-Terence Hill & Salud- Bud Spencer rifilano al cercatore zoppo in "Più Forte Ragazzi"); il pezzo in realtà è una bieca invettiva contro un non precisato artista :
"Si frega da solo /Proprio come un bambino che ha dimenticato come si impara/Risparmia tempo e basta/Brucierà in questa prigione che si è costruita con le sue mani/Lingua ingannevole e tagliente come un rasoio arrugginito/ con gli occhi che sembrano così puri ingannevoli/cammina fiero e sicuro come un soldato polveroso/con una medaglia del suo compagno del cuore/Ecco il lancio, sembra una curva/Chi muore con più giocattoli vince/Anonimi, ambigui, sono tutti uguali/Prenderà I tuoi soldi con un ghigno a 32 denti/Lingua ingannevole e tagliente come un rasoio arrugginito/ con gli occhi che sembrano così puri ingannevoli/cammina fiero e sicuro come un soldato polveroso/con una medaglia del suo compagno delcuore/Peggio degli animali/L'artista ha bisogno/L'artista è ingordo/Morde la mano che lo nutre/Sguazza nel denaro come I maiali nella merda/Ha soldi da bruciare, I tuoi non I suoi/La pazzia per le cose materiali lo distrugge/E conduce il bastardo sull'orlo del precipizio"
Una caduta delle splendide comunicazioni tra ascoltatore e gruppo si trova nei proiettili ordinary thrash "Shatter" e "Reckless Abandon", visitati dalle voci corali di Michael Coons dei Laaz Rockit, Chuck Billy dei Testament e Ken Elkinton dei Defiance (foto di famiglia, insomma). Il disco è prodotto da Dino Alden in maniera discreta, ma non maestosa soprattutto per il suono della batteria che è rimbombante all'inverosimile, anche se il sound è cattivo quanto basta per affiancarsi ai vari Exodus e Testament. Più avanti Alden produrrà anche i thrasher Imagika a metà anni '90. Gli altri pezzi sono ben suonati: "Spectacle Of Fear" è dotato di backing vocals collettive che non guastano affatto, anzi sembrano rinvigorire la minuta, morbida voce di Holderby; il pezzo di chiusura "Numb" irrompe con le asce maestose, paradisiache da ascoltare in un giorno come questo: nuvole soffici e bianche che slittano in cielo e lo sfondo delle montagne chiare che si stagliano all'orizzonte, ma ancora una volta la musica inganna e il testo potrebbe essere l'analisi della situazione di un giovane malato,di un soldato morente, di un assassino pentito:
"Guarda chi sono ora/Non mi importa di nessuno/Non me frega di niente/Tuffati nella mia mente/cerca per una qualche emozione, impossibile da trovare/Mi sento vuoto/Nessun dolore/Sono perduto/Perche non prendi la mia mano?/Ricorda quello che mi hai detto quello che avevamo progettato/Non riesci dimenticare il mio nome?/Alcune cose cambiano, tu rimarrai la stessa...e sono cambiato"
Le piccole bricciole di melodia unite alla è la voglia di "passare oltre" che sentiamo nelle diramazioni delle chitarre, nella voce implorante di Holderby e nei giri di basso di Art Liboon, sono la vera essenza del disco, mentre la band diviene la vera mosca bianca della scuderia Noise records, nella quale il thrash veste i panni del demone mietitore, non sopporta i panni umidi del Bay Area Sound e nemmeno i festosi profumi del torrido funk da classifica. I Mordred sono pronti per sfornare il loro capolavoro, ovvero "In This Life", dove le intuizioni di "Fool's Game", unitamente ad una produzione più ricercata e bilanciata, verranno sublimate da un ottimo songwriting, concretizzato mentre la sera pascoliana scende sulla Bay Area e la Pantera esce dall'oscurità.
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