Oggi ho ripescato dal mio cilindro musicale un cd del 1991, "Heartbeat" del maestro Sakamoto San.
Autore di numerose opere tra cui molte colonne sonore famosissime e sodalizi con i più significativi personaggi del panorama non solo musicale, Ryuichi Sakamoto inizia in questa decade ad allontanarsi lentamente dalle sonorità degli esordi per elaborare man mano un sound che sarà sempre più caratteristico per la poliedricità e l'eclettismo.
Il lavoro in questione si colloca a cavallo tra la produzione delle prime sperimentazioni spiccatamente elettroniche degli anni ‘80 e quella successiva dei ‘90 caratterizzata da una componente più intimista e pure legata alla musica d'ambiente.
In particolare "Heartbeat" sarà una multiforme rassegna di suoni e stili che vede la felice partecipazione di personaggi ed artisti provenienti dai più diversi panorami musicali e linguistici, scelti ad hoc secondo le esigenze nate dalla melodia stessa che così concepita richiedeva diverse e particolari interpretazioni.
Così come per tutta la durata del cd non spicca un particolare stile musicale, possiamo notare parallelamente un uso svariato dei linguaggi europei quali il francese, l'inglese, il giapponese e perfino il russo, in un susseguirsi di rap, dance, hip hop ed elettronica in cui non a caso tema comune è comunque la scansione, il pulsare ritmico del battito del cuore (da cui il titolo), al quale sono dedicati ben due brani, "Heartbeat" appunto, in apertura e chiusura dell'opera, dei quali il primo molto ritmato e cadenzato e l'altro molto più soft e delicato grazie anche al rinnovato intervento vocale del grande David Sylvian (già cameo nella OST di "Merry Christmas Mr. Lawrence" con la bellissima perla "Forbidden Colours").
Non mancano, come dicevo, episodi sonori molto più meditativi ed ispirati come la dolcissima "Epilogue" (più volte ripresa in seguito nelle varie colonne sonore con un sempre diverso arrangiamento), come "Song lines" e la struggente "Nuages", tradizionale giapponese rivisitato. Ma anche atmosfere jazzate come nella piacevole "Lulu" grazie soprattutto alla collaborazione di John Lurie e del suo sax alto (Lounge Lizard).
Ritroviamo inoltre tra gli interpreti allora più impegnati l'africano Youssou N'Dour già protagonista di una consolidata collaborazione con il nostro ("Beauty" cd precedente di un anno l'uscita di questo) e Arto Lindsay compositore sperimentale americano.
In questa commistione di generi, dal pop all'elettronica, al jazz, alla musica d'ambiente, il prodotto che ne risulta è comunque omogeneo, lineare e coerente, ed assolutamente innovativo, anche perché appunto è in questa fase che Sakamoto abbandona lentamente il porto sicuro della musica tradizionale di casa (comunque rivisitata) per abbracciare il più vasto panorama internazionale.
Sono passati ben 18 anni dall'uscita di questo suo lavoro ma la sua attualità è ancora tutta piacevolmente da scoprire.
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