All'inizio ero incerto su se scrivere del nuovo disco di Morgan Delt. Il musicista e scultore di Los Angeles, California, ha pubblicato questo nuovo disco lo scorso 26 agosto e da quel momento lo ho ascoltato diverse volte in quello che è stato una specie di processo ispettivo. Una specie di investigazione. Non riuscivo infatti a convincermi in alcun modo di quelli che sono i contenuti del disco e dei suoni. All'inizio ho pensato come se ci fosse sotto una specie di trappola, qualche cosa di nascosto tra le note delle dieci canzoni del disco, ma alla fine mi sono dovuto arrendere e ho sventolato bandiera bianca.

Morgan Delt è senza dubbio una delle realtà più considerate all'interno del panorama della musica neo-psichedelica. Il suo disco precedente eponimo, uscito nel 2014 su quella gran bella etichetta che è la Trouble In Mind Records, è veramente un piccolo gioiello nel genere, una pazza, psichedelica, gemma caleidoscopica. Un disco che deve essere d'altronde evidentemente stato apprezzato un sacco sia dalla critica che dal pubblico e che gli ha dato quella che Indiana Jones avrebbe definito come, 'fortuna e gloria.' Così alla fine Morgan Delt ha firmato un contratto per una grossa e importante etichetta come la Sub Pop Records di Seattle, Washington e ha pubblicato il suo secondo disco, intitolato 'Phase Zero', del quale, prima di procedere in qualsiasi analisi e discussione, mi piace subito segnalare la bellezza incredibile della copertina, opera dell'artista Oliver Hibert.

Quindi, come potete immaginare, un'altra cosa che mi faceva sentire in dubbio su se scrivere questa recensione sta proprio nel fatto che il disco sia stato pubblicato via Sub Pop. Voglio dire, non avevo e non ho nessuna intenzione di scrivere un mucchio di vecchia merda tipo, 'Cazzo, questo qui prima ha fatto un gran bel disco, poi h avuto successo, ha firmato per un'etichetta importante e ecco che i suo nuovo disco, che è semplicemente merda!' Qualcosa che suoni come se Morgan Delt fosse un 'venduto' oppure che abbia in ogni caso tradito il suo pubblico e venduto la sua anima al demonio in cambio di fama e soldi. Tutte cose che, sinceramente, considero un mucchio di cazzate e che in ogni caso non mi interessano, sono inutili ai fini di una discussione sui contenuti e la qualità del disco.

Un disco che d'altra parte non posso che definire brutto. 'Phase Zero' è semplicemente un disco brutto o, comunque lo si voglia guardare, immagino che sicuramente non funzioni bene così come Morgan Delt avrebbe voluto e chi lo sa quanto in questo c'entri tutta la voglia e i tentativi di sperimentare nuove sonorità.

Registrato nel suo Topanga Canyon Studio e poi masterizzato da JJ Golden, Morgan Delt parte, prende spunto inizialmente ovviamente dalla tipica psichedelia di marca L.A. per poi muoversi verso orizzonti più sperimentali e moderni, ma i suoi passi appaiono da subito incerti tanto che suppongo che abbia perso perso la bussola, o che si sia incamminato senza, perdendosi inevitabilmente e cominciando a muoversi in cerchio dentro una foresta oscura nel cuore di una notte tempestosa.

Fin dalla prima traccia, 'Don't Wanna See What's Happening Outside', apparentemente una buona intro, una canzone che si potrebbe definire una compiacente traccia indie-psichedelica, è evidente che le sonorità del disco siano per lo più stralunate e confuse, molte volte persino inconsistenti. Prive di ogni contenuto concreto e di sostanza.

'The System of 1.000 Lies' ha un attacco diciamo 'forte' e che dà per un attimo l'illusione di una immediata ripresa, ma è inutile illudersi. L'intera canzone e come la maggioranza delle altre contenute nel disco è in pratica assolutamente ripetitiva, una ripetizione di interi 'blocchi' fondata sulla ripetizione dello stesso pattern oppure dello stesso arpeggio di chitarra. Uno schema praticamente più volte ripreso, a partire dalla evocativa 'Sun Powers', le cui sonorità sono in qualche modo molto anni novanta e che si conclude con una specie di piovigginante lento fracasso di cristallerie. 'The Age of Birdman' apparentemente riprende lo stesso identico arpeggio della precedente canzone, cui aggiunge una atmosfera che definirei 'thrilling' e ottenuta con l'apporto di elementi come loop drums e quasi dubstep (?) al punto da sembrare una canzone dei... Radiohead! Una sensazione avuta anche nell'ascolto di 'Mssr. Monster'. Il suono ricerca in qualche modo di essere paranoico e ovviamente ripetitivo (in questo riesce benissimo) con qualche traccia sparsa di tentativi di accelerazione che non danno del resto alle canzoni alcuno spunto o senso particolare né valori aggiuntivi.

'A Gun Appears', una specie di ballata con alternanza tra arpeggi e accordi di chitarra acustica, 'The Lowest of The Low', uno indistinto via-via di fantasmi oppure spettri, sono probabilmente le due peggiori canzoni del disco: la prima è oggettivamente una brutta canzone; la seconda non ha alcun senso. Non è una canzone in pratica. 'Escape Capsule' è una lenta ballata psichedelica registrata con un sacco di eco e reverberi fino a creare una atmosfera nuvolosa e che rende impraticabile l'ascolto.

Infine diciamo che considero 'Another Person' una buona canzone pop-psichedelica, ma che d'altra parte in un altro contesto sarebbe stata una canzone di 'riempimento' e sicuramente non il cosiddetto pezzo forte del disco, mentre l'ultima traccia del disco, 'Some Sunsick Day', sembra comunque emergere dal mucchio e da tutta questa confusione finendo con l'essere imprevedibilmente persino divertente e in qualche modo solare.

In teoria non avrei altro da aggiungere su questo disco. Probabilmente, ma questo è solo una mia opinione personale su 'Phase Zero', Morgan Delt voleva fare un disco molto particolare, un disco di musica psichedelica e che allo stesso tempo avesse qualche cosa di indefinito come, non lo so, come potrebbero essere le canzoni di Jandek: confuse ballate psichedeliche. In qualche modo diciamo che è riuscito nel suo intento. Ma probabilmente ricercando di sperimentare troppo nella ricerca di sonorità particolari e suggestive, ha finito letteralmente con il distruggere il suo lavoro con le sue stesse mani: le sue canzoni sono letteralmente vaporizzate. Sono scomparse. Sono in larga parte ripetitive, ma prive di alcuna presa sull'ascoltatore e mai veramente ipnotiche al punto giusto; la voce non ha nessuna caratteristica particolare, non è evocativa e non colpisce l'ascoltatore, appare persino qualche cosa di indistinto e comunque separato da tutto il resto, mentre quelle sperimentazioni nel suono con elementi elettronici e artificiali secondo me non funziona per niente. Non lo so. Penso di non avere veramente niente altro da dire a questo punto. Forse sono stati commessi un mucchio di errori anche proprio nella fase di produzione. In definitiva, questo disco si potrebbe anche definire una specie di enigma e che ci pone una grande domanda: dove cazzo è finito Morgan Delt? Chiedo. Perché, ascoltando questo disco, io non riesco a sentirlo.

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