Adesso Parliamo di Morgan. So già che è presente su DeBaser una recensione di questa ultima fatica Castoldiana, e nonostante mi sia riproposto di recensire solo dischi non presenti nel magico database, non posso trattenermi dall'esprimere la mia umile considerazione. Parto col dire che a parer mio l'unica canzone valida delle 11 è la traccia numero 10: "Liebestood", fors'anche perché essendo cantata in inglese non afferro appieno le boiate che indubbiamente dice.
Morgan (sempre secondo la mia personale visione) è uno dei personaggi più odiosi in circolazione, e i motivi sono svariati. In primis v'è da sottolineare la sua aria da Geniale Intellettuale che guarda dall'alto in basso chiunque, non reputandolo alla sua altezza.
Nei Bluvertigo (che pure non mi piacciono ma che rispetto) questa sua aria era comunque maggiormente equilibrata, mentre da "Canzoni dell'Appartamento" in poi... via allo sfacelo. Le sue trovate musicali non hanno nulla di nuovo e/o vagamente originale: le canzoni impegnate d'autore sono state interpretate milioni di volte da milioni di persone, con risultati palesemente migliori dei suoi. Ma poi, davvero le canzoni di Morgan possono essere considerate "impegnate"? Ovviamente dipende da che punto di vista si considera questo termine, ma in generale mi sento d'affermare che le canzoni di questo Castoldi non sono più che presuntuose prese per il culo per gente che si lascia abbindolare dalle sue facili e basse citazioni, ritenendo lui così di potersi iscrivere al club dei cantautori impegnati, come lo furono De André o Gaber.
Con la sua aria mi-sento-figo-perché-mi-scopo(scopai)-la-Argento e col suo look rinnovato pronto per partecipare al quarto film dei pirati dei Caraibi al posto di Keith Richards, Morgan si fa portavoce d'una (finta) ricercatezza musicale stereotipata e condita con imbarazzanti dejà-vu.
In un panorama musicale quale il nostro, nel quale a muovere il mercato è ormai solo la fascia d'età prepuberale, nel quale (tranne rare eccezioni) a vendere sono individui senza un briciolo di talento (Libague, Vasco Rossi, Paolo Meneguzzi ecc...) è facile attribuirsi un'aria intellettualoide anticonformista: basta scrivere testi finto colti e zeppi di citazioni altrui (che non fanno altro che mettere in risalto la propria mancanza di inventiva) e rilasciare qualche aspro commento sullo show-business: ecco che allora la gente dirà: "Quanto è figo Morgan, lui sì che non pensa al denaro (!!) ma alla vera qualità della musica, lui sì che se ne sbatte delle ragazzine urlanti che comprano il suo ciddi, ma com'è buono, ma che persona seria, ma che illustre pilastro della musica contemporanea!" e altre cazzate irrepetibili che ho sentito con le mie stesse orecchie.
Rivisitando "Non al denaro, non all'amore né al cielo" Morgan ha dimostrato tutto ciò. Altirmenti perché riproporre in maniera perfettamente identica qualcosa che di per sé era già quasi perfetto?
Analizzando brevemente questa sua ultima opera: in alcune parti lo spettro di Battiato aleggia dovunque, e dove non lo si trova al suo posto vi sono pedisseque trasposizioni in chiave post moderna di stili altrui razziati: v'è Capossela, v'è Gaber e tanti altri. I testi a volte criptici rivelano una carenza assoluta di innovazione, mentre i temi discussi non sono altro che cuore/amore sotto un velo di snobismo (forse solo "Contro me stesso" si può escludere da tale osservazione).
L'unica capacità innegabile di Morgan è quella di riuscire a continuare a prendere per il culo la gente ingenuotta che crede di aver trovato in lui il messia, Amen.
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