"Togliere per aggiungere" diceva Mark. Come dargli torto. Essere essenziali per risultare originali, un precetto che dovrebbero seguire certe pseudo starsss del rock (non solo mainstream) che puntano su una mediocre quantità a scapito di una necessaria qualità. Ed è esattamente la scelta stilistica che aveva deciso di seguire con i suoi Morphine per il trittico più sorprendente dei '90: Good - Cure For Pain - Yes. Capirai, con un simile ben di Dio come cadi cadi bene. Poi l'inevitabile flessione (Like Swimming), che aveva la fondamentale funzione di ricordarci che anche loro erano, dopotutto, esseri umani. Che Sandman fosse umano, in seguito, ce ne saremmo definitivamente accorti quella sera maledetta di Palestrina... nostro malgrado.

"The Night", uscito postumo nel 2000, fu accolto come una parziale rinascita rispetto alla delusione del disco precedente, Like Swimming per l'appunto. A me invece ha fatto cagare sin dal primo ascolto.

 Preferisco addirittura nuotare (non trovo termine più adatto) nello stile cristallizzato e sterile del lavoro uscito nel '96, piuttosto che affogare nella noia barocca e manierista della Notte. Mark, ma non avevi detto di togliere per aggiungere? Qui hai aggiunto per togliere, ma perchè? Questo è un disco noiosetto, fatta eccezione per la titletrack (davvero crepuscolare e notturna, come dal titolo suggerito) e qualche altro momento sporadico. "So Many Ways": ma che roba è? Il sax di Dana Colley fa a cazzotti con l'organo (!?), e il pezzo risulta quasi cacofonico. "Souvenir" vorrebbe creare un'atmosfera intima come ai vecchi tempi con quel piano dai piedi di piombo, ma non suona meno lapalissiana di una qualsiasi traccia di Swimming: dove è la spontaneità a cui eravamo abituati? "Like A Mirror", sottotitolo "Triturapalle": prolissa, soporifera, presuntuosa nel suo evitabile crooning imprevedibile tanto quanto l'alternanza del giorno con la notte. Diciamo che la minacciosa "Rope On Fire" riesce ad accordare i diversi arrangiamenti in un quadro dal sapore orientale, mettendo a fuoco finalmente la materia trattata. Ma è una delle poche eccezioni positive. Con "Slow Numbers" non posso che ritornare a fare le ninne, un pezzo che non ha numeri ed è soltanto slow, nel senso peggiore del termine. "Take me With You". Romantica? Malinconica? Mah, per me pezzi come "Scratch" o "Cure For Pain" non le vede nemmeno col bincolo, mi pare proprio la tipica ballata messa lì a conclusione del disco con quel tono enfatico e pachidermico che raccoglie le briciole di pazienza rimasta. Credo sia inutile soffermarsi sulle al massimo simpatiche e bluesy "Top Floor Bottom Buzzer" e "A Good Woman Is Hard To Find" e sulla trama di sax assassina di "I'm Yours, You're Mine".

A me questo pare un disco generalmente privo di mordente, il sax che in passato si incastrava magnificamente col basso a due corde di Mark qui ha perso incisività, sembra suonato tanto per partecipare al minestrone a base di fiati, piano e cello. Non vorrei essere irrispettoso nei confronti della memoria di Mark, sempre sia lodato, però mi sembrava corretto sottolineare l'evidente differenza tra questo lavoro e il trittico con cui dormo abbracciato la notte (una notte migliore di questa) al posto del mio peluche preferito.

Buonanotte (che sia buona davvero però).

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