Morrissey dice di non amare le istituzioni, e Noi gli crediamo. Curiosamente, però, è proprio lui ad essere diventato un'istituzione. E questo è un bene ed un male. Un bene perché il nostro è oramai divenuto un classico, fonte di ispirazione e di continuo confronto per chiunque voglia proporre buona musica di un certo tipo. Un male perché, pur amando spudoratamente la notorietà da bravo narciso, è diventato eccessivamente indulgente verso i suoi stessi stilemi musicali, perdendo la carica eversiva che aveva con gli Smiths. E così la sua, di ispirazioni, si diluisce disco dopo disco, dal fascinoso "You Are The Quarry" fino ad oggi.
Già, gli Smiths. L'ennesima dimostrazione che l'unità delle due parti è più grande della loro somma algebrica. L'orrendo Boorer sarà certo un brav'uomo, un grande lavoratore, ma la sua scrittura con Moz non esce praticamente mai da un classic pop di buona qualità, con venature più che profonde di AOR, che non ha niente a che vedere coi riff eccitanti di Marr. Anzi, ne rappresenta praticamente l'opposto filosofico. Il resto della band non aiuta: un insieme di giovinastri a cui piace sparare riff hard & heavy su super Marshall usando chitarre inguardabili. La produzione sposa in pieno questa tendenza ad un sound pesante già presente su "Ringleader", e la accentua ancora di più. Scelta personale, ma per quanto mi riguarda discutibile. Resta comunque un po' imbarazzante sentire Moz che canta melodie certamente belle ed aggraziate su questi riffoni.
Ora, questi difetti mi sarebbero sembrati più che sufficienti per stroncare l'ennesima Next Big Thing con le telecaster e le magliette a strisce orizzontali, ma nel caso del caro vecchio Steven Patrick le mie considerazioni devono essere lette sotto una luce diversa. Ovvero: credo che Moz non abbia più bisogno di inventare nulla, avendo già dato un contributo enorme, e personalmente mi ritengo soddisfatto quando in ogni suo disco nuovo io riesca a trovare almeno 3-4 pezzi belli ed un livello medio sostanzialmente piacevole. Ed è il caso di "Refusal". "That's How People Grow Up", "I'm Throwing My Arms Around Paris" e "All You Need Is Me" sono ottime pillole di cinico romanticismo (o romantico cinismo), sempre in bilico tra la superficialità e la verità schiacciante, condite con la giusta eleganza ed il giusto stile, e mi trovo d'accordo nel dire che canzoni come queste disintegrano qualsiasi pezzo di quelle sciacquette dei Coldplay o degli svariati orrendi gruppi emo-pop che circolano. E poi una considerazione sui finali delle canzoni? sembra che Moz abbia un talento per trovare delle code alle melodie vocali che rivalorizzano tutto il pezzo, facendotelo riconsiderare completamente.
Insomma, invito chiunque subisca il fascino dell'Orrido Vegetariano a prepararsi ad accostare "Years of Refusal" (titolo banalmente geniale) ad ogni sua aspettativa primaverile, ma mi raccomando procuratevi almeno una copia del De Profundis di Wilde.
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