Chissà quanti si sono chiesti quale fosse la metà "necessaria", l'ingrediente magico di quella pozione chiamata The Smiths. A volte si è pensato che lo scrigno dei mille tesori lo custodisse Johnny Marr. Questo soprattutto nella prima fase del distacco, quella che ha visto Morrissey incappare in lavori dalla scrittura a volte discreta (Viva hate) altre imbarazzante (Kill Uncle).

Poi però scopri un disco come "You are the Quarry (2004)" e capisci che Moz sa ancora porgere straordinarie parole su piatti gustosi e da sapori musicali più che confortanti. Ancora, la cupezza di "Ringleader Of The Tormentors"(2006), sebbene supportata da un lavoro di produzione tutt'altro che scontato, aveva rimarcato l'assunto che Morrissey è uno che difficilmente sa ripetersi e che il pericolo dell'inconcludenza langue  in agguato. Fortunatamente "Years of Refusal" è un ottimo disco, e lo dico frenando l'entusiasmo che il dovere di scrittura mi impone, poiché supera sia "You are the quarry" che "Vauxhall & I" (1994), disco che ho molto amato.

Ciò che mi convince di più di questo disco è la compattezza del suono e l'hype decisamente fresco e coinvolgente, cosa non da trascurare se si considera la non più verde età del nostro mancuniano. Il brio chitarroso, al quale contribuisce anche jeff Beck in "Black Cloud", si arricchisce inoltre di una resa vocale questa volta veramente sopra la media. Ebbene sì è proprio questo il valore aggiunto dell'opera: una voce che tralascia i patetismi ( questa volta solo un lento neanche tanto enfatizzato) e si arrampica in acuti plus meravigliose aperture da far rabbrividire chiunque abbia qualche nozioncina di tecnica.

I pezzi di per sè confermano lo stilema Morrissey/Boorer/Whyte. Questa volta però paiono più riusciti e più spudoratamente pop rispetto a Ringleader. Per quanto riguarda le liriche si nota un leggero passo indietro nella ricerca poetica. Anche un certo cinismo viene abbandonato in favore di testi sì personali ma meno ricercati. Attenzione però: il "banale" di Morrissey corrisponde all' "alto" di certi coldplay e oasis + mille altri gruppetti, quindi siamo sempre messi bene. L'idea di includere nuovamente i due pezzi usciti come singoli nella raccolta dello scorso anno, "That's how people grow old" e "All you need is me" non sfigura affatto, giacché essi rientrano bene nel mood di un disco che non conosce cedimenti. In sostanza un disco molto equilibrato con un Morrissey vocalmente in stato di grazia e con almeno cinque singoloni e due capolavori: "Something is squeezing my skull" e " It's not your birthday anymore".

Candidato a disco dell'anno.

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