I Mortal Sin provengono dall'Oceania, più precisamente dall'Australia, e sono considerati fra le prime entità thrash metal della terra dei canguri. Il combo si forma a Sidney nel 1985 ed ottiene un contratto con l'etichetta Vertigo che gli permette di pubblicare l'album d'esordio nel 1986, dal titolo "Mayhemic Destruction", dal sound aggressivo, accostabile allo stile dei Metallica, con copertina più appariscente del suono forgiato.
I Mortal Sin non suonano un thrash feroce come gli Slayer o i Dark Angel, non hanno il livello compositivo dei Forbidden, non possiedono nemmeno influenze doom o complessi cambi di tempo alla Sabbat. Il loro sound è una sintesi del thrash Bay Area, con coretti a iosa e occasionali sbandate pop, non isolate in qualche episodio, ma sciolte nel dipanarsi di ogni canzone. In questo secondo LP "Face of Despair" pubblicato nel 1989, si evidenziano queste caratteristiche soprattutto per merito del cantante Mat Maurer, che cerca con ogni mezzo di avvicinare la voce di James Hetfield, risultando godibile ma anche poco personale, e della coppia di chitarristi Burke-Carwana, che non si risparmiano con gli assoli, ma neppure mostrano delle invenzioni che fanno gridare al miracolo.
Da un momento all'altro aspettiamo che qualche gruppo di adolescenti metalizzati del nostro rione riscopra il frastuono di questa vecchia reliquia, apriamo le finestre per far scorrere la brezza e, fra un decespugliatore ronzante e l'altro, arriva la sinfonia di "I Am Immortal". Il brano posto in apertura è l'apice del disco, il pezzo killer, colonna sonora di una lite tra due esseri umani per il parcheggio soffiato nel centro commerciale. Canicola, affollamento, "arrivo prima io" e... pam!. L'incipit epico vede l'arrivo dei due natanti, la voce di Maurer reinventa l'evento, i cori lugubri sottolineano le imprecazioni dei due gorilla, con rispettive consorti che strattonano, mentre l'accelerazione batteristica documenta le sberle con stelline, pianeti e comete in scia.
La sensazione è che la band abbia delle belle idee, ma che fatichi a cucire un album composto da pezzi tutti all'altezza, questo dovuto probabilmente alle pur discrete doti del batterista Wayne Campbell, che insiste sulle medesime rullate e sui soliti schemi ritmici, penalizzando le song nelle accelerazioni, come quando le gomme dell'auto diventano lisce, perdono aderenza e, mentre cerchiamo di partire dallo stop, scivolano sull'asfalto costringendo l'incauto automobilista che procede sulla provinciale a frenare per non disintegrarci. "The Infantry Corps" è sempre marcata dall'ugola di Maurer, dal coro serrato, dal buon lavoro del bassista Eftichiou, anche se l'accelerazione a metà brano, è decisamente canonica. Certamente canzoni come "Martyrs Of Eternity" o la semi epica "Voyage Of The Disturbed" si ascoltano con soddisfazione, diventando anche mitiche se finiamo su un'isola deserta con un paio di pile, il lettore CD e questo full-lenght.
La produzione dell'album, a cura di Randy Burns, rimanda per certi versi a quella che possiamo ammirare su "Extreme Aggression" dei Kreator, con un certo riguardo per la pulizia dei suoni. Tuttavia "Face Of Despair" è stato registrato qualche mese prima di "Extreme Aggression" e Randy Burns ha avuto tutto il tempo di migliorare il suo lavoro fatto con gli australiani a beneficio dei Kreator. "Face Of The Despair" non ha un suono compatto come l'album dei teutonici (vedi "Betrayer"), solamente soft thrash, che non spaventa potenziali acquirenti, quasi diretto a catturare l'attenzione della pancia grossa del pubblico. Le canzoni sono anche trascinanti in certi punti, quali la fulminea "Innocent Torture" che sembra un'outtake di "Ride The Lighting" dei Metallica, come non manca una boutade in chiusura, ovvero "Robbie Soles", oppure un gustoso incipit alla Anthrax in "For Richer For Poorer".
Naturalmente si sono riformati di recente: concerti, t-shirt, full-lenght in programma con etichetta che presta fiducia ed eseguirà un ottimo lavoro; e nelle interviste l'ultima fatica discografica è la migliore di sempre. "An Absence Of Faith" esce nel 2007 con i soli Maurer ed Eftichiou tra le fila, superstiti della line-up di "Face Of Despair": il sound è più potente, la tecnica è migliorata. Prodotto gradevole, ma manca una "I Am Immortal" a trainare il tutto. Buoni, simpatici ma non imprescindibili.
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