Il progetto francese Mortifera è il sunto della collaborazione di due personaggi che nella scena Black Metal non hanno certo bisogno di presentazioni: sto parlando di Noktu Geiistmortt e di Neige. Il primo è il factotum di un altro progetto molto interessante, i Celestia (freschi di ristampa del loro magnifico full-lenght "Apparitia-Sumptuos Spectre" per la nostrana ATMF), nonchè capoccia della Drakkar, etichetta di puro culto del Black underground, che annovera tra le sue pubblicazioni vere bibbie del genere, come lo split tra i Torgeist e i Vlad Tepes o "Remains Of A Ruined, Dead, Cursed Soul" dei Mutiilation, in più è immischiato in varie collaborazioni esterne come i Gestapo666 e i Genocide Kommando; Neige è forse uno degli artisti più quotati al momento, vista l'edizione recente di vari album che dimostrano non solo la sua qualità come muscista, ma anche una sincerità di fondo che si coglie dalle multiforme facce che assumono i suoi progetti, tutti tra l'altro di altissimo spessore. Fatta questa premessa, sarebbe logicamente consequienziale che il frutto della collaborazione di artisti di tale calibro dia origine ad un lavoro sopra le righe, e fortunatamente mai come in questo caso la logica insegna che qualche volta l'addizione di due ottimi fattori porta ad un risultato eccellente anche se questo è facilmente prevedibile, ma torniamo a noi.

I Mortifera, nonostante stilisticamente siano associabili alla matrice Black Metal, se ne discostano abbastanza, rifiutando satanismi da discount o bestialità gratuita, preferendo optare per delle strutture dalle velocità raramente sostenute, e per delle trame chitarristiche votate a proporre riff dai quali traspare una sensazione di malinconia generale e un'aura romantica (mi riferisco al movimento artistico) che secondo me è una delle armi che gli acts Francesi sanno adoperare meglio. Tra le note del duo transalpino si può cogliere un malessere che si insinua nelle viscere e che non è facilmente riscontrabile in altre composizioni, come una sensazione di una desolazione che viene dal profondo dell'anima, e che viene trasmessa all'ascoltatore volente o nolente: ed è questo uno dei punti di forza dell'album, il quale come un vortice delicato e discreto ti trascina con forza in una dimensione parallela. La prima traccia è un valido proemio che ti rapisce l'udito e ti prepara a "Le Revenant", canzone monumentale a cui fa da sfondo la meravigliosa poesia omonima di Charles Baudelaire: i riff raggiungono vette che avvicinano l'ascoltatore al pianto, i bellissimi arpeggi chitarristici coronano una visione di gioe e tragedie, la voce di Neige è indescrivibile, trasmette emozioni così forti ed intense che anche un sordo riuscirebbe a percepire, lasciandosi andare a sentimenti pregni di un piacevole negativismo e ad un "mal de vivre" che colpisce con una veemenza tanto inaudita quanto delicata. Sono quasi inverosimili gli ossimori emozionali che scaturiscono da quest'opera, e perdonatemi se uso toni tanto ellittici e in apparenza esagerati, ma sono certo che le mie parole non si meritano tali appellativi di fronte ad un'opera del genere. La terza traccia, "A Last Breath Before Extinction", viaggia su ritmi meno sostenuti, ma è comunque una composizione che, nel suo incedere calmo e quasi liturgico, si assesta su livelli altissimi. Un intramezzo acustico porta direttamente a "Ciel Brouillè", dove Neige torna ad incantare con vocalizzi che rasentano la disperazione più estrema. A seguire c'è una traccia presente anche nel mini "Complainte D'Un Agonie Celeste", riregistrata ma sempre e comunque bellissima, soprattutto nella seconda parte, dove fa capolino un riff che si completa sempre di più con aggiunte da brivido. "Aux Confins De Tenebrss" illude con una partenza quasi rilassante, interrotta da urla lancinanti che sembrano le grida di un'anima incatenata, rantolante in un'antro oscuro. In conclusione è posta "Fruits Of A Tragic End", cover dei Celestia, che mostra una certa vicinanza stilistica tra le due bands.

Non credo di dover aggiungere altro... fate vostro questo capolavoro.

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