10-10-10 è la data scelta da Mortiis per la pubblicazione, dopo sei anni di silenzio (remix a parte), di un lavoro completamente nuovo dopo "The Grudge". L'orrido folletto norvegese in passato ha spiazzato i suoi fan più di una volta, saltando dai primordi black metal con gli Emperor, ad una discretamente lunga carriera nell'ambient cupo ed elettronico, per approdare nel nuovo millennio prima ad un electro-gotico con tinte "melodiche" ("The Smaell of Rain"), per poi subire il fascino dell'industrial (NIN su tutti) e dare alla luce nell'Era 3 ad un "The Grudge" pieno di risentimento e violenza sonora. Per poter recensire "Perfectly Defect", pronto dopo anni di tribolazioni varie, è necessario conoscere la storia di quest'individuo e della sua band (oggi il nome di Mortiis designa una formazione vera e propria), perchè qui troviamo elementi nuovi e reminiscenze trasversali che ripescano nel torbido della carriera del Nostro.
L'impronta dell'album è sicuramente Industrial, non troppo lontana dai suoni elettronici prepotenti e disturbanti di "The Grudge" con relative chitarre elettriche graffianti, ma dai ritmi più cadenzati e oscuri, meno deliranti e più introspettivi. L'influenza di NIN, Covenant (coi quali ha affrontato un tour), Das Ich e altri più o meno famosi della scena elettronica ecc.., si sente pesantemente, ma Mortiis si affranca da loro ("The Grudge" era stato accusato proprio di essere troppo debitore a Reznor e Co) inserendo la sua esperienza in campo ambient. I brani, quindi, danno l'impressione di trascinare l'ascoltatore in un abisso senza fine, un incubo oscuro dove la violenza e la disperazione sono soffocate dalla resa alle tenebre. Mortiis fa valere la sua capacità compositiva, secondo un gusto personale, bilanciando in modo piuttosto originale l'elettronica (largamente dominante) al rock. L'album si può dividere in due parti: la prima è composta da brani cantati molto interessanti ("Closer to the End" ottimo brano d'apertura e "Perfectly Defect" ricordano il vecchio singolo "The Grudge", seguiti dalla ballata "Sensation of Guilt" simile per certi versi a "Everyone Leaves"), la seconda parte lascia ampio spazio a brani quasi interamente strumentali che, strizzando l'occhio ad alcune sonorità dei Prodigy, innescano spesso la voce effettata di Mortiis (da ricordare "Halo of Arms" e il brano di chiusura "This Absolution").
L'album è complessivamente interessante, non particolarmente innovativo, ma nemmeno stantio. Mortiis si destreggia tra brani potenzialmente più commerciali (per quanto si possano definire tali), concentrati in apertura, e tra evocazioni ambient, genere evidentemente ancora a lui molto caro, in chiave industrial. Come difetti, non si può non notare una produzione non propriamente perfetta (peccato piuttosto grave per questo genere di musica) che rende i suoni a volte un po' impastati, e bisogna ammettere che, a meno che non si sia veramente appassionati, le lunghe sequenze strumentali-elettroniche alla lunga stufano. Onestamente preferisco di gran lunga le prime tracce. Forse è questione di metabolizzare l'ennesimo nuovo sound di questo sempre più lugubre personaggio.
Voto 3,5 aggiungo mezzo punto perchè Mortiis mi è insensatamente simpatico.
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