Morbida e avvolgente, sensuale e ipnotica, la musica di Morton Feldman è una delle espressioni più originali delle ultime decadi del secolo scorso. "For Samuel Beckett" è l'ultimo lavoro del compositore newyorkese, scritto nel 1987 per un ensemble di 23 musicisti: otto strumenti a fiato più sette ottoni, cinque archi, pianoforte, arpa e vibrafono. Il pezzo dura poco più di 45 minuti, a seconda delle esecuzioni. Ed è estremamente rappresentativo dello stile di Feldman, almeno della sua ultima fase compositiva, tanto da poter costituire la migliore delle introduzioni a questo compositore.
Solo per citare qualche dato, Feldman scriveva musica con dinamica quasi sempre in piano o pianissimo, e in questo brano è sempre ppp; i suoi ultimi pezzi hanno una durata abnorme (il secondo quartetto d'archi, del 1983, può durare dalle 3 ore e mezza alle 5 ore e mezza; "For Philip Guston" per tre esecutori, del 1984, dura 4 ore e mezza), e anche questo non scherza; i titoli dei brani spesso si fondono con la dedica, rivolta a pittori (Philip Guston o Mark Rothko), compositori (John Cage, Christian Wolff), o scrittori come Beckett: tutte frequentazioni e in alcuni casi strette amicizie di Feldman.
Così, ascoltare questo brano significa concedersi tre quarti d'ora di un suggestivo oblio: la musica è statica, quasi immobile, ricorda le fasi del respiro (inspirazione/espirazione) grazie ai suoni lunghi e tenuti di tutto l'ensemble, con l'eccezione del trio costituito da pianoforte, arpa e vibrafono che punteggia il tessuto musicale con singole note o qualche accordo. Musica statica ma che vive di un lavorio al suo interno, di variazioni appena percepibili nei singoli momenti che compongono la struttura complessiva del pezzo.
Se Beckett aveva spogliato il linguaggio di ogni elemento accessorio, per analogia Feldman crea in questo suo ultimo pezzo una musica quieta e lenta: monotona, ma in una accezione non negativa; priva di sviluppo, ma non per questo noiosa. Una musica che nasce oltreoceano, sullo sfondo della vitalissima New York, e dunque estranea a certe convenzioni europee. Fuori dalla tradizione come dalle mode, la musica di Feldman inventa da sé una non-tradizione, di cui questo pezzo per Samuel Beckett rappresenta uno dei più riusciti esempi.
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