Da buon torinese ho sempre provato orgoglio ogni qualvolta uno dei vari gruppi della città sfornava una nuova piccola perla musicale tale da rendere di fatto la mia città (o quasi la mia città dato che sono un lurido provinciale) baluardo della musica underground e indipendente.
E, sempre da buon torinese, ho sempre provato interesse quando uno dei componenti di uno di questi millemila gruppi produceva o collaborava in progetti solisti e/o side-projects (se ve lo state chiedendo: sì per mia sfortuna ho sentito anche "AntiAnti" di Dade dei Linea 77 e "Caesar Palace" sempre di Dade in callaborazione, alla voce ahimè, con Boosta dei SubsOnicA) spesso scoprendo cose davvero ben fatte, come gli LNRipley di Ninja dei SubsOnicA o come il disco che sto per recensrivi.
Ma prima un po' di storia!
I Motel Connection nascono nel 2001 dall'incontro dei subsonici Samuel e Pierfunk (all'epoca bassista del gruppo torinese, ora sostituito da Vicio) con il dj e produttore Pisti.
Da questa collaborazione nascono ben 4 album (due lp e due colonne sonore per "Santa Maradona" e "A+R: Andata e Ritorno") che riscuotono un successo abbastanza alto pur non essendo dischi eccelsi.
E ora passiamo alla recensione vera e propria del disco:
"H.E.R.O.I.N" (acronimo di "Human Environmental Return of Output/Input Network") è un disco al limite fra la dance music e il rock acustico, godibilissimo, senza troppe pretese e decisamente meno borioso e montato rispetto ai suoi predecessori; il chè lo rende di fatto il disco migliore prodotto dal trio a parer mio.
Partiamo dalla cover e dal packaging: un non meglio precisato animale con becco (probabilmente un cigno) composto da textures di vario genere e colore fa bella mostra di sè nella cover su sfondo bianco, nell'angolo in alto a sinistra un piccolo rettangolino di colore rosa salmone ci racconta chi e cosa stiamo per ascoltare; il resto del packaging ripercorre le linee cromatiche della copertina aggiungendo una foto del troi nel libretto e sul disco un disegno molto simile a quello della cover ma che, in questo caso, raffigura un non precisato volatile (probabilmente un piccione). Semplice e di immediato effetto.
Il disco si apre con la traccia più serrata e elettronica delle dieci che il gruppo ci propone: "Automatic" dando dimostrazione di aver mantenuto la loro formula classica: basi e programmazione elettroniche, basso elettrico molto modulato, voce leggermente effetttata e cori molto poppettosi che però non guastano.
La seconda traccia è "Uppercut" la cui intro potrebbe confondere se rapportata alla mia recensione, vi verrà da dire: "Ma che cacchio dice questo?Dance music e rock acustico?Ma se è techno esattamente come la precedente???" Poi arriva una piacevolissima chitarra acustica e un coretto che ricorda tantissimo quello che i Klaxons ci hanno proposto in "Golden Skans" (la canzone della L'Oreal, per chi non conoscesse il quartetto inglese). Un ottima formula per svecchiare e alleggerire le idee proposte nei lavori precedenti, forse un po' troppo modaiola ma comunque funzionante e adatta.
Segue a ruota "I Would Prefer Not" brano che ci ripete quanto sentito nelle prime due tracce: cercare di dare senso a quanto i Motel Connection sono stati levando quella maschera vanagloriosa inserendo un ritornello che entra facilmente in testa.
"Shadows And Fire" è la mia traccia preferita, la chitarra si mescola alla batteria elettronica e ad una tastiera davvero "catchy"; il ritornello è sempre molto scanzonato e allegro come del resto quasi tutto l'album.
Tutto l'album tranne la super-malinconica "All Right" una ballata acustica arricchita da percussioni e loop di tastiera. Davvero ottima per smorzare la ripetitivà e segnalare che si è già passata la metà del disco.
La traccia seguente, "Fill Me Away", ripercorre la teoria raccontata in"Uppercut" con un approccio leggermente più sperimentale; senza esagerare e restando sul non-impegnativo andante,
L'ultima parte dell'album viene aperta dalla title-track "H.E.R.O.I.N." che nella intro ricorda leggermente "Music" di Madonna, bel brano; la continuità dell'album viene confermata anche in questa traccia.
Il terzultimo brano è un remix di "Boy And Girl" loro pezzo di qualche anno fa, ottimo brano da dancefloor forse l'unica traccia che non rispetta la linea dell'album (soprattutto per quel "house music all night long" che viene ripetuto per gran parte del brano.
La nona traccia è "Sun" altro pezzo leggermente lento ma meno malinconico di "All Right", sembra perfetto per un tramonto in una giornata felice e spensierata. Ottimo lo stacco di tastiera, batteria elettronica e claps utile a dividere e distinguere una strofa dall'altra.
L'ultimo pezzo è "Heal", qui il gruppo si permette leggermente più di quanto realmente potrebbe pur non stonando e centrando decisamente l'obbiettivo.
In sintesi: Un disco decisamente piacevole e tutto sommato allegro, con una cover dal forte impatto e che non richiede impegno dall'ascoltatore. Ottimo da mettere in macchina e lasciarlo andare ad oltranza.
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