Dopo un ottimo esordio datato 2003 come "Breathing Instrunctions" (che vedeva inoltre la partecipazione del mitico Mark "Barney" Greenway e di Enrico Giannone dei nostrani Undertakers) i veneti Mothercare giungono al secondo album nel 2005 con questo "Traumaturgic".
Rispetto all'esordio l'influenza death/thrash dei nostri è venuta maggiormente allo scoperto. Elemento questo ravvisabile nel riffing tagliente e compatto del chitarrista Mirko Nosari vero e proprio motore della band. Il singer Guillermo Gonzales non si risparmia affatto alternando screaming tiratissimo, growl "ignorante" (il fantasma del già citato Greenway e del primo Max Cavalera sono sempre dietro l'angolo) suggestive clean vocals ed addirittura parti parlate in giapponese. La sezione ritmica dal canto suo crea pattern ritmici quadrati e potenti; fondamentali in questo caso i mai invadenti inserti percussionistici di Mauro Zavattieri.
L'opener "Apnea" chiarisce subito le coordinate stilistiche sulle quali si muoverà l'album: un death metal che attinge dall'hardcore così come dal grind con alcune interessanti deviazioni moderniste di stampo industrial/noise. Canzoni come "Learn to die slowly" oppure "Slow shadows" (che presenta dei passaggi di fretless che richiamano il miglior Seteve Di Giorgio) mettono chiaramente in mostra il lato più melodico del gruppo con ritornelli mai banali sorretti dalle eclettiche clean vocals di Guillermo. Come non citare la violentissima "Senseseedsex" che vede la partecipazione di Mieszko Talarczyk (RIP) che alterna il suo lacerante screaming a spettacolari accelerazioni; i riff assassini di "Kuro Kiroku" e "Reverse Vortex" (dove in veste di guest troviamo Gianmaria Carneri il leader dei techno-thrahers italiani Aneurysm) ed ancora "NQNL" sicuramente la traccia più sperimentale, con un sorprendente finale jazzato ed atmosferico ad opera dell'ennesimo ospite di questo disco; Davide Tiso chitarrista degli eccentrici Ephel Duath.
Nota di merito va alla cover dei Napalm Death "Breed to Breath", rivisitata secondo lo stile dei nostri e che nonne non esce eccessivamente snaturata. Ogni canzone qui presente offre infiniti elementi e spunti e risulterebbe poco rappresentativo provare a descriverle tutte. Sappiate che non ci sono cali di tensione.
"Traumaturgic" va ascoltato tutto d'un fiato per poterne comprendere appieno la compattezza e la profondità intrinseca. Questi ragazzi hanno anche coniato un personale termine per rappresentare la propria musica: "pain-core metal"… musica che mette in primo piano stati d'animo ed emozioni che hanno a che fare con la sofferenza. Noi non possiamo che essere d'acccordo con loro… it's only fucking pain-core attitude…
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