Il canto del cigno ?

No. Sono tornati. I Motorpsycho fanno un ritorno in grande stile, con questo "Black Hole/Blank Canvas", che farà la felicità dei fans storici.

L’ultimo disco vero risale a quattro anni fa (It’ s a love cult), decisamente un’ eternità per loro, e per di più l’anno scorso lo storico batterista Geb li ha mollati su due piedi. Cosa fare ? I due superstiti, Bent e Snah, non si fanno troppi complessi e pubblicano un monumentale doppio album, che finalmente prende le distanze dal taglio pop fatto di archi e coretti alla Beach Boys che aveva caratterizzato gli ultimi album, lasciando perplessi i più: a farla da padrone ora sono atmosfere indie rock che riportano alla mente il sound di "Timothy’s Monster" e "Blissard". Un gradito ritorno al passato.

Pensare che l’intero disco sia stato suonato e registrato da due sole persone appare incredibile, vista anche la produzione quasi garage con un suono molto sporco, come se avessero suonato in presa diretta: i due riescono a mettere assieme 17 canzoni per più di 80 minuti di grezza psichedelia e riff killer arricchiti da mellotron e taurus – non si grida al miracolo, ma ora più che mai la qualità generale del disco si mantiene su altissimi livelli. "No Evil", opener accattivante, mette fin da subito le cose in chiaro, con un riff che ricorda i Sonic Youth di "Daydream Nation", così come "Kill Devil Hills", caratterizzata da un’intro delicata che si trasforma lentamente in un delirio acido. “Loud & Fast” sembra il nuovo motto dei Motor (Hyena, In Our Tree, Sail On, Trexteene) a discapito della sperimentazione (ma cosa gli è rimasto da sperimentare ancora ?); troviamo comunque momenti di pura psichedelia (l’inquietante "Critical Mass, Devil Dog") e pure due ballate (la commovente "The 29th Bulletin", "Before The Flood", con un lungo assolo di Snah da guitar hero).

Degna di nota anche "You Lose" (My Bloody Valentine dietro l’angolo), l’unica che vede dietro le pelli Jacco Van Rooj, già con 35007, 7zuma7 e Suimasen. Si segnala anche lo stoner-rock di "Bonnie Lee", bonus track presente sull’ep in edizione limitata che solo pochi paraculati hanno avuto il piacere di sentire. Emerge l’ottimo lavoro di Bent che questa volta si occupa anche della batteria, pur non essendo ai livelli di Geb – picchia come un dannato (la punkeggiante "The Ace") -, e di Snah in particolare alla voce, più ispirata che mai (la già citata "Before The Flood"). Il rischio di annoiare viene ampiamente evitato grazie alle soluzioni particolari adottate dai nostri, creando un progetto vario e al contempo omogeneo, interessante sotto molti aspetti, che sicuramente farà felici i fan di vecchia data, uscendo a testa alta dal confronto con le vecchie produzioni (tra l’altro sono sparse qua e là citazioni dei vecchi album, come nel testo di "Fury On Earth" o nel riff di "LTEC" che riprende "Star Star Star").

Non ci resta che aspettare di vederli dal vivo nel tour imminente che a maggio toccherà anche l’Italia. Da non perdere!

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