Cari amici
Vi scrivo da molto lontano, o molto vicino, a seconda dei punti di vista.
Forse non tutti lo sanno, ma l'ultimo mese lo ho passato nello Spazio.
In orbita attorno ad un pianeta a me sconosciuto, ma di cui molti, sulla Terra, mi avevano parlato.
Intorno a quel pianeta, cercando una montagna, una valle su cui atterrare, un mare, o un lago, su cui ammarare.
Tante volte mi ci sono avvicinato, ma l'area non mi sembrava mai abbastanza adeguata, per non dire che la trovavo o troppo ostica ed inaccessibile o completamente priva di particolare interesse.
Ricordo la prima volta in cui avevo deciso di scendere, in una zona che mi ricordasse un pò la mia solita vita normale (molto) piccolo-borghese (normale in fondo lo sono sempre diventato meno con l'avanzare dell'età, se non altro per la continua voglia, in alcuni ambiti della mia vita, di non omologarmi al pensiero dominante collettivo ed alla standardizzazione dei gusti e delle conoscenze).
A pochi metri sopra la superfice del pianeta avevo sentito il rumore degli alberi, gli uccelli, c'era anche una spiaggia con un falò, una barca, un biglietto per il cinema, una scuola, un coro, veramente troppo banale per essere degna di un viaggio lontano dalla mia Terra.
Ho anche osservato aree desolate, vastissime, piccole aree luminose, fatte di brevi folgorazioni "melodiche", oppure fatte di colori cangianti, troppo stordenti, rumorose per un quarantatreenne come me.
Ho accarezzato con la pancia della mia astronave dei mari infiniti, con venti taglienti che ci soffiano sopra, sibilanti e liquidi, senza struttura, di cui agognare la fine.
Un giorno stavo ad un certo punto per tuffarmi su un altopiano dolce e assolato.
Ma visto da vicino appariva solo monotono, piatto, e noiosamente triste come un pomeriggio nuovoloso di inizio estate, come questo.
Ero esausto ed ad anche un pò deluso.
Ma oggi ...
Cari amici
Vi scrivo da questo pianeta, nuovo, sono circa dieci giorni terrestri che lo percorro all'interno del mio modulo esplorativo.
Ho trovato con pazienza, come forse avrete capito, un approdo, un entrata, o meglio la porta di ingresso, un varco per un Aleph.
Questo varco io lo chiamo Blissard, forse tutti quelli che lo conoscono lo chiamano Blissard.
Il pianeta su cui si trova si chiama Motorpsycho (strano nome per un pianeta, dei meno conosciuti solo un altro pianeta che conosco ha un nome curioso come questo, si chiama Flaming Lips, consiglio a tutti di visitarlo).
Da Blissard, come per incanto, il pianeta mi ha aperto le sue braccia per ricordarmi di quando ero, come narra Dylan Thomas, "più verde", "selvaggio e peccatore" senza essere colpevole, mi ha fatto capire se stesso, assaporare le sue monotonie, i suoi rumori, i suoi "umori nervosi tatuati sulla pelle", i suoi suoni disturbati, il suo "lato troppo folle, esoterico e criptico, le sue monotonie ed il suo lato troppo normale", come "l'oro degli stupidi".
Il pianeta mi ricorda ora una casa rinnovata, mi aiuta a non dimenticare da dove sono venuto.
Vorrei che anche lei, ora che torno a casa su questa "Terra invasa dalla Normalità", con pazienza trovasse un nuovo approdo in me e tornasse ad amare il mio lato "più verde", "selvaggio e peccatore" senza essere colpevole, a capire i miei "umori nervosi tatuati sulla pelle", il mio "lato troppo folle, esoterico e criptico, le mie monotonie ed il mio lato troppo normale", come io ho capito ed "interpretato" questo pianeta.
E torneremo a vivere insieme felici e contenti, normalmente, in accordo alle leggi inesorabili del tempo e dello spazio.
Amen.
Il ragazzo ha capelli rossi ed occhi blu
Pantaloni corti ed uno strappo proprio lì
Amici nel quartiere non ne ha
E quando va a giocare dove va?
Il ragazzo sale molto spesso sopra un albero che sa
Sceglie un ramo e cerca il punto esatto dove muore la città
E' quasi ora di cena quando viene giù
Suo padre ormai non lo capisce più
E con gli occhi dentro il piatto lui
Mangia molto ma non parla mai
Ha una luce strana dentro agli occhi
E qualcuno l'ha chiamata cattiveria
Ma poi
Chissà la gente che ne sa
Chissà la gente che ne sa
Dei suoi pensieri sul cuscino, che ne sa
Della sua luna in fondo al pozzo, che ne sa
Dei suoi segreti e del suo mondo
Il ragazzo cresce sempre solo e non si sente solo mai
Ha una voglia strana in fondo al cuore che nemmeno lui lo sa
Se sia paura o libertà
Se sia paura oppure libertà
Il ragazzo sale molto spesso sopra un albero che sa
Tutto solo sopra un ramo guarda il cielo forse anche più in là
E' quasi ora di cena quando viene giù
Suo padre ormai non lo capisce più
E con gli occhi dentro il piatto lui
Mangia molto ma non parla mai
Ha una luce strana dentro agli occhi
E qualcuno l'ha chiamata cattiveria
Ma poi
Chissà la gente che ne sa
Chissà la gente che ne sa
Dei suoi pensieri sul cuscino, che ne sa
Della sua luna in fondo al pozzo, che ne sa
Dei suoi segreti e del suo mondo, che ne sa
Della sua luna in fondo al pozzo
Della sua luna in fondo al pozzo, che ne sa
Dei suoi segreti e del suo mondo
Dei suoi pensieri sul cuscino, che ne sa
Della sua luna in fondo al pozzo, che ne sa
1973 - Il Ragazzo - F. De Gregori (o forse Nick Drake qualche anno prima? Non siamo forse che manifestazioni, onde diverse e sempre uguali, di un unico Essere Umano, di un solo mare? )
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