Siamo nel 2000, i Motorpsycho escono con "Let Them Eat Cake" dopo aver sfornato dischi di rock all'ennesima potenza come il precedente "Trust Us" del 1998 o l'immortale "Demon Box", più datato ancora (1993).Che dire? I norvegesi han sempre dimostrato una grande capacità nel cambiare sempre e rinnovarsi a ogni disco o EP, e in quest'opera dan il meglio sotto quest'aspetto, mutando radicalmente e abbandonando quasi totalmente la musica che li ha resi un mito dell'alternative e un gruppo di riferimento per moltissimi altri.

Gli arrangiamenti barocchi e zeppi di fiati, la base ritmica sempre in primo piano e la melodia la fan da padrone, e lo si vede già dall'introduttiva "The other fool": riff portato avanti dai violini, voce molto melodica e finale in crescendo ci fan capire che questo è un album credibile e ci fan ben sperare per il resto, pur lasciandoci completamente spiazzati; le successive perle come "Stained glass", molto psichedelica nel suo incedere acustico con intrusioni "elettriche", o la strumentale "Whip that ghost" che richiama i "vecchi" Motorpsycho, o ancora "Upstairs-Downstairs", con le sue influenze jazzeggianti, ci dan la conferma del valore dell'opera.

In sintesi, secondo me questo è un disco da rivalutare, di ottima fattura al pari dei precedenti del gruppo, e uno dei migliori degli ultimi anni.

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