Un disco spiazzante e sorprendente. Conoscere i Motorpsycho come una grande band hard rock a cavallo tra Hawkwind, Blue Cheer e Deep Purple e poi ascoltare "The Other Fool", il primo brano di "Let Them Eat Cake" non può avere che questi effetti. Stupore e meraviglia. Il disco prende infatti avvio con un brano tirato in cui la ritmica è dettata da una sezione d'archi, mentre la chitarra disegna arabeschi sullo sfondo, con continui stacchi e cambi di tempo. E quando il brano raggiunge il suo culmine con l'assolo orientaleggiante, tutto si ferma e riparte con una chitarra acustica e una melodia barrettiana. Semplicemente meravigliosa.
"Let Them Eat Cake", album pubblicato nel 2000 dalla band norvegese, è un gioiello di grazia ed equilibrio che raramente capita di sentire. Tutto ruota attorno a melodie pop rock immerse in bagni psichedelici anni '60, come i Beatles di "Sgt. Pepper's" e i primi Pink Floyd, facendo gran uso di arrangiamenti per fiati e archi che donano all'opera un vago sapore progressive. Brani strepitosi come "Upstairs & Downstairs", "Stained Glass", "My Best Friend" sono delle perle pop d'altri tempi, imprezziosite da arangiameni sontuosi, psichedelici, mai banali. A questi si aggiungono poi filastrocche folk come "Big Surprise", "Never Let You Out" e un brano, "Walkin' With J. "in cui i Motorpsycho si ripropongono in veste rock. Ulteriori sfumature a quest'album sono aggiunte da "Whip That Ghost", un fantastico brano che tradisce la passione dei norvegesi per il jazz e dalla suggestiva "30/30", per sola voce ed organo, a chiudere in trionfo un disco di rara bellezza.
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