"La vita è come uno specchio, ti sorride se la guardi sorridendo"
Jim Morrison
E' semplice accostarsi al nuovo lavoro di Phil Elverum, deux ex machina dei The Microphones (gruppo attivo dal 1999 al 2003) e da più di dieci anni dei Mount Eerie. Dovrete spogliarvi e immergervi completamente nei dieci minuti saturi di crescenti droni della titletrack "Sauna", dieci minuti di catartica purificazione e di totale rilassamento, un breve periodo per lasciarsi alla spalle i pensieri e gli umori che la vostra giornata vi avrà regalato.
Vi sentirete leggeri e liberi e pronti ad ascoltare un album caldo e avvolgente fatto di chitarre lo-fi che ricordano paurosamente i mitici Grandaddy (ascoltare per credere "Turmoil"), un lavoro stratificato e complesso realizzato con un uso massiccio, ma mai eccessivo, di droni ("Dragon" e "This" su tutte). Dodici tracce dove tutto si fonde ad altissima temperatura: le voci e i cori femminili, le campane di "Spring" che sfumano in un'elettronica invadente e disturbante, le rare esplosioni ("Youth"), le stonature di "Planets", le accelerazioni cacofoniche di batteria e chitarre ("Boat") o le sofferenze di "Punpkin" dove la chitarra acustica lascia spazio ai droni per poi tornare bellissima e straziante.
Album malinconico e nebbioso, introverso e contemplativo, solitario e calmo come un laghetto di alta montagna sotto un cielo grigio. Album da ascoltare all'aperto, magari sotto a una coltre di nuvole, di fronte a un panorama mozzafiato. Album romantico e irrazionale dove i vostri sentimenti e i vostri sogni assumeranno un ruolo di primaria importanza. Album difficile da raccontare e interpretare perchè quello che sta stretto chissà dove dentro di noi, ogni volta che lo lasciamo uscire, prende forme differenti e soggettive.
"Sauna" sarà lo specchio dei vostri sentimenti, la manifestazione oggettiva del vostro "io".
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