Nero assoluto, impenetrabile. E' l'oscurità l'elemento cromatico fondamentale dei Mournful Congregation, band funeral doom australiana di cui non si conosce quasi nulla. I nomi del gruppo sono venuti fuori soltanto qualche anno fa, nonostante sia ormai più di un decennio che la "Congregazione" sia attiva musicalmente. Damon Good dietro il microfono con l'ulteriore compito delle linee di basso e della seconda chitarra. Justin Hartwig, prima chitarra e Adrian Bickle dietro le pelli.
A causa proprio delle scarse notizie di questi tre australiani ero convinto che l'album "The monad of creation", datato 2005, fosse il loro primo platter, come ho erroneamente scritto nella recensione del cd. Spulciando su vari siti sono infine venuto a conoscenza di questo Tears from a grieving heart del 1998, primo vero album dei tre doomsters.
Vorrei sottolineare fin da subito un fattore fondamentale: se non siete abituati a questo tipo di sonorità funeree, Tears from a griveing heart non è il disco che fa per voi. Un approccio potrebbe comunque essere tentato, ma credo che quest'album è proprio uno di quelli che senza una basilare consapevolezza del genere difficilmente riesce ad essere udito del tutto. Arrivare alla fine è alquanto complicato e non per il basso livello qualitativo dei brani, ma per la proposta del combo, asfissiante e monolitica come poche realtà riescono a creare.
E' per questo motivo che sono andato incontro al disco consapevole delle difficoltà insite al suo interno, ma dopo alcuni approfonditi ascolti credo di poter tracciare qualche linea su TFAGH. Le prime avvisaglie su cosa contiene il cd le abbiamo dal titolo e dall'altrettanto emblematica copertina: doom smembratore dell'anima, di una lentezza e carica emotiva massacrante. Sopravvivere indenni a "Skyward gaze, earthward touch" è impossibile, data la carica oscura e sentimentale che i Mournful riescono a generare. Ma se quel brano basta a lanciarci in questo abisso senza fine, "Opal of the stream beneath the hills" ci infligge fin da subito il colpo finale, quello che ci fa precipitare nel fondo, senza la paura di atterrare su qualcosa di solido. Tredici minuti in cui scompare la paura dello schianto. Siamo trasportati in un mondo altro, nero ed impenetrabile come l'atmosfera generata dai tre membri della band. "Elemental" serve soltanto a spezzare l'aria pregna di tragicità, con l'entrata in scena di "Re - membrance of the transcending moon" altro macigno assoluto, con la voce di Damon Good che passa con disinvoltura da un flebile sussurro ad un growl infinito, viscerale.
La titletrack è l'atto finale di un album complesso e cupo: non c'è soltanto funeral doom e growl. In quest'opera i Mournful Congregation mettono anche personalità e voglia di stupire: lo fanno con brani lunghi e di difficile assimilazione, ma lo fanno anche grazie all'unione di parti drammatiche ed altre acustiche. E' un ulteriore fattore positivo per il disco, prima opera e primo vagito di una band che seppur nell'underground metal dell'assolata Australia sta pian piano facendosi un nome. Complimenti a loro.
1. "Skyward Gaze, Earthward Touch" (9:41)
2. "Opal Of The Stream Beneath The Hills" (13:10)
3. "Elemental" (0:53)
4. "Re - Membrance Of The Transcending Moon" (11:21)
5. "Tears From A Grieving Heart" (10:02)
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