Molte volte capita che pur avendo un'incredibile rincorsa e la grande voglia di riuscire a saltare, si sbaglia il piede d'appoggio e il salto non riesce bene e si finisce per schiantarsi sul muro. I Mournful Congregation avevano una grande rincorsa proveniente dall'album The monad of creation, immenso macigno di funeral doom metal, ma anche loro hanno probabilmente sbagliato qualcosa nell'atto del salto. Un disco morboso, seminale, a tratti invalicabile che si faceva carico di una drammaticità musicale poche volte ascoltata in musica. A quattro anni di distanza da quel capolavoro i tre australiani capitanati dal singer Damon Good, sono tornati in studio per registrare il terzo lavoro della loro carriera: il 2009 è stato quindi l'anno d'uscita di "The June Frost", dalla copertina minimale, in qualche modo riflettente la musica contenuta nel cd.

Dopo aver ascoltato questo full lenght ho subito fatto (forse sbagliando) un paragone con il disco precedente. Le linee guida del sound della band sono rimaste quelle: magniloquenza delle composizioni, chitarre dal ritmo lentissimo, voce growl che sembra gorgliare dall'inferno, atmosfere perennemente oscure e drammatiche. Il problema che ho riscontrato sta però nella poca inventiva di quest'album, abbastanza statico rispetto a The monad of creation. Altra scelta che mi ha fatto venire non pochi dubbi è stata quella di posizionare ben 4 episodi strumentali su 8: obiettivo non poco dichiarato era quello di allegerire l'ascolto dell'album, visto il minutaggio e la difficoltà delle restanti canzoni. Il risultato finale invece mi è parso un lavoro spezzettato, con i pezzi strumentali che disgregano l'omogeneità del disco: uno su tutti l'inutile "The Februar Winds", con i suoi due minuti di rumori e suoni senza capo ne coda.

Resta da chiarire un punto: "The June Frost", sebbene abbia a mio modo di vedere questi intoppi, vince qualsiasi confronto con gli album di questo genere usciti negli ultimi due anni (salvo rare eccezioni). I Mournful Congregation infatti, possiedono la straordinaria capacità di creare delle composizioni che travalicano la musica stessa e che diventano veri e propri racconti tra le sofferenze e le paure umane. "White Cold Wrath Burnt Frozen Blood" è un trip sonoro di notevole lunghezza all'interno della psiche umana: un viaggio fatto di chitarre ancestrali, una voce trascinata all'inverosimile e fuggenti momenti di apparente calma. Al contrario "Descent Of The Flames" è un dialogo continuo tra la voce di Good e la chitarra di Justin Hartwig. Tutte composizioni più o meno di livello che vengono sublimate dalla titletrack (uno di quegli episodi strumentali) che in quattro minuti riassume attraverso i lamenti della chitarra il credo musicale e compositivo che sta alla base del concetto "musica" per i Mournful Congregation. Una song straordinaria per il pathos drammatico che si porta con se e assolutamente triste, evocativa e sentita. Davvero un piccolo grande gioiello.

Alla fine di questo percorso asfissiante, resta il rammarico per un album che data la grande capacità della band, poteva dare sicuramente qualcosa in più. The june frost contiene comunque sprazzi di songwriting veramente eccellenti che confermano i tre australiani come una delle migliori band in questo ambito estremo ai più ancora sconosciuto. Voto 3 e mezzo.

1. "Solemn Strikes The Funeral Chime" (3:53)
2. "White Cold Wrath Burnt Frozen Blood" (17:02)
3. "Descent Of The Flames" (9:01)
4. "The June Frost" (4:24)
5. "A Slow March To The Burial" (6:49)
6. "The Februar Winds" (2:53)
7. "Suicide Choir" (12:48)
8. "The Wreath" (3:16)

Elenco tracce e video

01   Mother - Water, the Great Sea Wept (18:21)

02   As I Drown in Loveless Rain (11:21)

03   When the Weeping Dawn Beheld Its Mortal Thirst (10:03)

04   The Monad of Creation (20:53)

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Altre recensioni

Di  Hellring

 Un funeral doom logorante, che davvero distrugge qualsivoglia forza d’animo per lasciarti solo, neanche più in compagnia di te stesso.

 "Mother - water, the great sea wept" è il pianto disperato dell’uomo alla sofferente ricerca impulsiva di placare la sua ira.


Di  Hellring

 Nero assoluto, impenetrabile. È l’oscurità l’elemento cromatico fondamentale dei Mournful Congregation.

 Sopravvivere indenni a "Skyward gaze, earthward touch" è impossibile, data la carica oscura e sentimentale che i Mournful riescono a generare.