Parte la prima traccia ed è l'alba: più e più beat che partono svegliano tutto e si sovrappongono stratificano il pezzo ed il tempo reale per portarci definitivamente alla luce di un nuovo mattino ed alla fine si sentono anche dei versi di gabbiani. Ok gabbiani androidi-mutanti ma d'altronde siamo su Vulvaland e nulla è uguale a come lo conoscevamo.
Vulvaland è l'esordio del duo tedesco Mouse On Mars: una sorta di complicato algoritmo alla ricerca della musica della futuro furbescamente mascherato da semplice dischetto di elettronica suadente. . . Che ci si lasci trasportare dalla parodia morfinomane dei Leftifield più giamaicani di Elli Im Wunderland oppure dalla jungle giocosa infantile burlona ed un po' acida di Uah sarà comunque un bel viaggiare. E poi come non abbandonarsi all'incanto di Chagrin che pare un capolavoro abbandonato dagli Air di quel safari sulla luna e ripescato e suonato impolverato come fosse un giocattolo dei Boards Of Canada di Twoism. Oh magnifico. . . E poi Future Dub che dub non è e se lo è sta disperatamente cercando di ritrovare se stesso in una grande metropoli.
Un disco che non è un capolavoro, rimane spesso un po' troppo cervellotico ma è comunque bellissimo: è bellissimo il mood arioso esotico e tecnologico. È bellissima l'aria che si respira, sa di genialità di pura arte moderna ma sa anche tanto di divertimento. Un disco che trovo sempre più fantastico in quanto sembra prendersi tanto sul serio ma al tempo stesso prendersi tanto per il culo. Insomma la sintesi perfetta di avanguardia e (auto)ironia.
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