Il Black Metal è un genere particolare. Frase fatta del giorno: o lo si ama o lo si odia. C'è però una terza opzione che riguarda pochi soggetti (io figuro tra questi) e che sconvolge le due manichee regole vigenti. Lo si può amare con i dovuto distinguo del caso.

Parlando papale papale: non sono mai riuscito ad esaltarmi dinnanzi a certa retorica misantropica/sterminazionista (leggettevi, per meglio comprendere le fonti, i libri di Pentti Linkola), non ho mai compreso quello strano satanismo che il giorno dopo si tramutava in neopaganesimo e mai ho dato retta ai vari deliri neonazi di Burzum o Graveland.

Eppure c'è da godere sulle note dei primi Mayhem, dei Bathory (Come dite? Sono proto-Black? Suvvia!), dei Darkthrone o degli Ulver vecchia maniera.

Musica che ha sconvolto gli assetti dell'underground anni '90 e che ha rappresentato l'ennesimo tentativo, in parte riuscito, di mettere il "male" (Hei! Non ho parlato di demoni!) in musica.

Tempo fa, casualmente, mi fu prestato uno strano disco Black . Scrivo "strano" perchè proveniente dalla Francia e perchè, una volta ascoltato, lo trovai distante dalla proposta nordica ai tempi fortemente in voga.

A ben pensarci era uno split-album: Torgeist e Vlad Tepes. Nulla sapevo riguardo questi due gruppi ma, credetemi, c'era qualcosa di morboso in quei suoni.

Mi informai sulle due bands e venni a conoscenza di un fiorente fenomeno artistico franco-underground: la Legions Noire.

Sorta di Inner Circle d'oltre Alpi, dedita a produrre musica ferocissima ma distante, per fortuna , da omicidi e roghi di chiese.

La cosa che più mi colpì, tuttavia, fu sapere che molti di questi musicisti produssero materiale "ambient". Intendiamoci: niente ambient sullo stile di Neu! o Coil e nemmeno quel dark-ambient oggi tanto amato dalle schiere gotiche.

Si trattava, invece, di una fusione di sinistre atmosfere, saltuari scream black (più strozzati che urlati), soavi vocalizzi femminili, riffs elementari, parti acustiche e suoni provenienti da cripte immonde.

Gli Jacula in sedicesimo? Non proprio! Oltre alla cimiteriale malinconia, infatti, mancava qualsiasi richiamo al prog e al doom.

Consideriamo, quindi, il progetto Moëvöt.

Moëvöt fu l'effimera creatura di un certo Vordb Dreagvor Uezeerb. Nome volutamente impronunciabile, ex membro di Torgeist e di mille altre black bands. Nessuno, in realtà, sa chi sia stato e cosa egli abbia mai combinato al di fuori del campo musicale. Meglio così! Almeno, questa volta, non dobbiamo sorbirci vita, morte e miracoli di un novello Burzum. Un uomo (ma si tratterà realmente di un unico soggetto?) che registrò su nastro i propri incubi e che decise di divulgarli ai soli "addetti ai lavori". Con internet, si sa, la magia di queste opere di nicchia svanisce e perfino me medesimo può tranquillamente apprezzarla! Volete farlo anche voi? Prego!

Sette brani semi-strumentali e talvolta recitati, brani che ci fanno sprofondare velocemente nel nero. Sette brani pronti a trascinarci con maligna dolcezza in uno stato di trance ipnotica. C'è anche un'insolita recita del "Padre Nostro".

Depressione, solitudine e malinconia? Sì, ma anche il profumo di luoghi inesplorati e arcani. Il profumo di luoghi vuoti e dimenticati.

Rischiate anche voi. Rischiate di di aprire quella porta e di immergervi in un altro mondo. Se domani mattina nessuno vi troverà...sapranno a chi dar la colpa!

Carico i commenti...  con calma