Tokio. 1992. sono in piedi da otto ore, fa un freddo boia, e per fortuna alle 17.00 aprono i cancelli dell'arena. Sgomito, sgomito, sgomito fino ad arrivare in terza fila, a circa 5 metri dal palco.. circondato da ubriaconi americani che puzzano di birra e stra-gnocche giapponesi in mini gonna, frangetta e piercing all'ombelico.. il panorama da solo vale il prezzo del biglietto.

Con l'inglese da terza avviamento faccio conoscenza con la più troia che è nei paraggi e dopo circa mezz'ora ci stiamo già fumando una bella sigaretta farcita sapientemente di vegetali non propriamenti legali in giappone.. ah, quanto belli sono gli anni 90? Sono propriamente gli anni ottanta che si autocelebrano: chitarre distorte, riff cattivoni ma con strategica melodia, assolazzi a gambe divaricate, giubetti in pelle e capigliature da metallaro incrociato con "Brandon" di Beverly Hills; insomma un bel casino! Quanto a me so già che rimpiangerò questi momenti ma vaffanculo, per adesso tanto vale goderseli.

Sono qui a Tokio, oltre che per cercare di farmi la ennesima ragazza asiatica (sono malato lo so), per assistere al mio primo concerto del gruppo che venero ormai già da due anni: i Mr. Big, un fenomeno di rara bellezza in questo universo musicale alla deriva: hard rock con la melodia zuccherina che non guasta mai, e che fa guadagnare un bel pò di consensi dal pubblico femminile, devo dire che il loro ultimo lavoro "Lean into It" è davvero notevole; saranno capaci di ottenere un impatto così potente, frenetico e preciso anche dal vivo? sono un po' scettico, ma fiducioso..

Alle 20.30 mi annoio, alle 21.00 mi fumo un alto pennuto, alle 21.30 scambio l'indirizzo del mio hotel con una ragazza di Osaka appena conosciuta (eh eh..), alle 22.15 si spengono le luci, grandioso, inizia... si sente da lontano il rombo della astronave che Gilbert fa sul ponte mobile della sua Ibanez, un lento crescendo di adrenalina che sale sale sale sale e.. BUM! parte Daddy Brother Lover Little Boy, una delle canzoni più energetiche mai scritte: Martin lancia un urlo ultraterreno (in falsetto, ovvio!) e tutti gli vanno dietro, Billy cavalca il suo basso come non ho mai visto fare da nesun altro e Pat è come al solito molto preciso e potente dietro le pelli. In un attimo siamo già tutti sudati ma deve ancora arrivare la parte migliore: finita la prima parte dell'assolo Gilbert e Sheehan prendono un avvitatore Makita e lo frizionano sulle corde a una velocita supersonica, quasi quella di un vero trapano elettrico!! Ma appena finita la canzone c'è spazio per un'improvvisazione di Martin accompagnata dal sound blues di 'Pablo Gilgerto' dove snocciola parole magiche che arrivano dal sottosuolo di New Orleans, che sanno di esoterico, violento, con una carica sessuale che solo il Delta del Missisipi sa dare.. tutto questo per introdurre il capolavoro funk-hard rock di "Voodoo Kiss", dove il nostro vocalist vestito da folletto/pirata si immedesima in uno stregone voodoo alla ricerca di un amore mercenario: spettacolare, anche la pausa strumentale in mezzo alla canzone non fa che portare l'adrenalina a un livello superiore!

Poi è la volta di un blues, introdotto dal solito duello di chitarra vs basso, "little too Loose", dove sheehan canta nell'intro con una voce così profonda che la folla gli concede un'altro applauso. Con "Road to Ruin" si torna al rock'n'roll: la voce di Eric è impeccabile e versatilissima nell'improvvisare.

Pausa: assolo di chitarra di 'PG' e mi vado a prendere da bere, perchè ogni tanto li fa troppo lunghi.. ma belli e originali, soprattutto quando ri-usa l'avvitatore nel finale.

"CDFF - Lucky This Time" continua lo show a livelli un pochino sotto la media ma è apprezzabile (soprattutto dalle giapponesine), poi Billy si scatena in un suo assolo, che sfocia in un ennesimo duello, per passare alla velocisima "Shyboy", una cover che non ho ancora capito di chi è veramente, visto che la rifanno un pò tutti..

E' la fine della registrazione del cd: Woman from Tokio chiude questo live (che puzza un pò da promozionale), per fermarsi a metà, cambiare totalmente rotta e iniziare la superba "Baba O' Riley" degli Who che dura ben 8 minuti, negli ultimi dei quali battiamo le mani all'impazzata, balliamo, cantiamo, sudiamo e beviamo come muli accaldati per questa perforformance che, seppur mooolto breve, non ha risparmiato nulla..

..E quando il folletto dice "see you again, Tokio" sento che avrà in qualche modo ragione..

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