L'apofenia è la tendenza a percepire connessioni tra cose in realtà indipendenti.

Certo un titolo piuttosto pretenzioso, quello della più recente uscita targata Mr. Bill. Ma il trentunenne produttore australiano non si è mai "accontentato della mediocrità" (per citare il titolo di un altro suo album) ed ha costantemente allargato i confini della sua personalissima concezione di musica, senza preoccuparsi eccessivamente dell'accessibilità dei suoi pezzi.

Così facendo, si è guadagnato una discreta fama nel campo dell'elettronica cosiddetta "intelligente", anche grazie ad una produzione impeccabile e ad un'ossessiva cura per i dettagli.

Questo "Apophenia" arriva poco dopo la pubblicazione di una collaborazione del barbuto Bill con il gigante dell'EDM deadmau5 e la successiva firma dell'australiano per l'etichetta del canadese, la mau5trap. Un disco, quindi, piuttosto atteso sia dai fan di vecchia data di Mr. Bill sia da chi si era avvicinato a lui solo grazie alla canzone prodotta a quattro mani con il Topo.

L'omonima prima traccia è - a tutti gli effetti - un collage di sezioni apparentemente slegate, accomunate solo da un mood malinconico e vagamente inquietante. Apofenia, si diceva.

La chiave per comprendere al meglio questo disco è proprio abbandonarsi all'illusione apofantica, unire da sé i frammenti più melodici con quelli più ritmici, quasi sempre dominati da complessi drum patterns e inframmezzati da glitch controllati alla perfezione.

A venir fuori sarà per prima cosa l'enorme varietà dei pezzi, che stupisce senza minare l'organicità dell'opera. Si passa infatti dalle suggestioni jazz di "Composite 4" alla più regolare e danzabile "Corot-7b", dalla strumentazione acustica (seppur chiaramente sintetizzata) che fa capolino in "Jesus Christ Superstar" e "Jtrs Vibe" all'atmosfera cupa e minacciosa del pattern elettronico che apre "Ladder Anxiety".

Stupisce la semplicità con cui Mr. Bill sembra destreggiarsi fra melodie non convenzionali e ritmi ipnotici ed indecifrabili. Ne è un perfetto esempio "Sisyphus", traccia introdotta da un pianoforte malinconico, che esplode senza preavviso nella sezione centrale, quando il drumming si fa più intenso e il tempo del brano raddoppia, prima di ritornare più tranquilla in quello ch'è una sorta di drop, che defluisce naturalmente nella melodia di pianoforte che si ripete sul finale.

Ma decisamente più dei momenti prettamente tecnici e virtuosistici, che paiono solo ribadire quanto sia abile Bill nel plasmare ritmi asciutti e complessi di matrice glitch (in particolar modo le noiose "Composite 12" e "Cryptomnesia"), emergono le dolci melodie affidate a tastiere e sintetizzatori vari, capaci di creare un ambiente in cui l'ascoltatore viene delicatamente trasportato pezzo dopo pezzo. Degne di nota in questo senso sono "Ejecta" e "Option Paralysis" (in cui - fra l'altro - si segnalano notevoli chop vocali provenienti da "Bon Appetit" di Katy Perry).

Un discorso a parte merita poi la camaleontica "Jesus Christ Superstar", che esordisce con una strumentazione jazz-rock per poi aprirsi in una parentesi quasi notturna guidata da una sommessa chitarra acustica e vincerci definitivamente con i malinconici synth che si presentano negli ultimi due minuti.

Nel complesso un lavoro poliedrico, difficile da metabolizzare ma quasi rivelatore per chi scrive, che mostra ancora una volta - se ce ne fosse il bisogno - la voglia di sperimentare di questo artista, non un vero rivoluzionario ma sicuramente un innovatore nel campo della musica glitch, che ha personalità da vendere e creatività fuori dal comune.

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