L’elogio dell’assurdo, il trionfo del non-sense, venticinque anni dopo “Trout Mask Replica” il miracolo si ripete. Se come me siete arrivati ai Mr. Bungle dopo esservi innamorati follemente dei Faith No More, se ritenevate che “Angel Dust” era uno dei più bizzarri capolavori usciti dai primi anni ‘90, per voi il meglio deve ancora arrivare. Il side-project del funambolico cantante Mike Patton si segnala già dall’omonimo esordio del 1991 come la bestia rara del decennio. Una gemma per pochi, di nicchia, senza pretese commerciali ma sfrenata ambizione creativa. Non ci sono singoli radiofonici, testi con significati univoci, o con significati concreti, è un astrattismo volteggiante con un solo fine: dare spazio alle straordinarie capacità tecniche di un ensemble eterogeneo e variopinto mettendole a frutto per un concentrato aspro di pura creazione artistica. Tutto quel che si può sperimentare e combinare, serve da stimolo per risultati musicali incredibili, purtroppo non descrivibili degnamente a parole.
“Disco Volante” (1995) si focalizza lucidamente sulle intuizioni dell’opera prima per creare quel che a tutt’ora è la loro opera più caleidoscopica, consapevole, sicuramente geniale. E’ un'esperienza sonora travolgente per l‘ascoltatore, il seme che aveva piantato Lennon con “Revolution 9” ha partorito un alberone inquietante con titoli surreali al posto dei rami (per citare qualche esempio “Chemical Marriage”, “Desert Search For Techno Allah”, “Phlegmatics”). E’ un gioco tenebroso e sicuro di sé, dove dopo l’inno metal-gospel di “Everyone I Went To High School Is Dead” veniamo sballottati tra corettini alla Bacharach, country psychedelico, swing sguaiato, effetti sonori che ad un ascolto con cuffie ci sommergono, ci avvolgono come cosce di velluto. Registrazioni di ogni tipo, campionature surreali, ma non solo.
I Mr. Bungle non si limitano a miscelare e rimpastare generi del passato in modo originale, ma cercano ostinatamente di creare una musica totalmente nuova, un’onda d’avanguardia senza precedenti, sfuggendo ad ogni incasellamento-restrizione. Tutto è concesso, ma senza sbavare minimamente. La pazzia collettiva viene sfruttata ma anestetizzata con una grande chiarezza d’ intenti. E allora diventa possibile anche un gioiello inqualificabile come l’operetta drammatica tutta italiana di “Violenza Domestica”, aperta eloquentemente dal rumore di qualcuno chi affila i coltelli. Mike Patton si cala perfettamente e con voluto effetto tragicomico nella parte di un guitto del sud italico, in un crescendo cinematografico di disperazione, pathos, tango e mambo con esclamazioni ridicole come quella finale “La tua lingua è miaaaa!”. “After School Special” invece è la perfetta cantilena per i bambini del futuro, profonda e melodica ma venata di malattia e coltri di fumo industriale. Una chicca sarà scoprire la suite in tre tempi di “The Bends”, dove tutto si incrocia, da John Zorn al cinema muto, da Ennio Morricone a Zappa. In quasi settanta minuti i principali sentimenti che proverete saranno stupore, divertimento, ammirazione, vi sentirete come un bambino portato per la prima volta a vedere al cinema “Fantasia” di Walt Disney, o un ragazzetto la prima volta che legge Kaddish di Allen Ginsberg. Tremare davanti al nuovo. E staccarsene impauriti e turbati o volerne ancora, nella più insana ingordigia del bello.
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