"Siete degli animali/Morirete tutti/Smettetela subito di riprodurvi"
Delirio acido in salsa elettronica staminale.
Esistono dei dischi, che per quanto strani, spiazzano e si fanno subito amare. E poi esistono cose frutto di una mente folle, che ti fanno assumere una mimica facciale pari al mio nickname. E tra questi ultimi, tal Quentin Dupieux non esita a prendere posto. Trionfato dieci anni fa con un pezzo come "Flat Beat", bomba elettronica che gira sulle stesse note all'infinito senza stancare, con l'invenzione del pupazzo Flat Eric, il successo, la fama di artista folle, simpatico, delirante. E poi il nulla.
Qualche film, qualche lacrima malinconica. E basta.
Un grido dall'oltre tomba nel 2005. "Moustache": il cambio di svolta. Rifiuto totale per l'ascoltatore, rifiuto totale per il dancefloor, realizza l'impensabile: ritmi analogici, deliri grotteschi, fanfare notturne, giri infiniti, battiti anali. Inascoltabile e geniale insieme, un disco da affrontare più che da vivere, in grado di corrodere 18 brani in 45 minuti.
"Lambs Anger", fortunatamente, ne segue le gesta e parte da un macabro pezzo-bomba: "Positif", summa e sintesi dell'anti-dancefloor, che porta irrimediabilmente allo shock. Ma c'è anche un delirio electro-sinfonico come "Blind Concerto", dove gli archi non esistono, sono schizzi, vomiti di elettronica sperimentale che si rincorrono instancabilmente sconfortando e spezzando chi ascolta.
E via di questo passo, tra squarci brevissimi da brivido (la title-track), volutamente inutili ("Lars Von Sen"), e poi sterzate jazzate quasi vintage ("Cut Dick"), bombe a mano senza alcuna logica che ti squartano inevitabilmente ("Erreur Jean"), e poi ci sono mezze schifezze ("Gay Dentists"), che ti farebbero venir voglia di falciare il primo stronzo che la balla con un mitra, ma che poi ti ritrovi di soprassalto a canticchiarla.
O che dire dell'imballabile dance di "Pourriture 7", che picchia forte e si trasforma come crisalide in Daft Punk sotto l'effetto di LSD? O di "Z", che suona marcia nel suo continuo ripetersi all'infinito e, dapprima sorprende, poi trascina? E poi, dietro l'angolo, una cosa come "Bruce Willis Is Dead", house sperimentale irrisolta e inumana che si fa prima odiare e poi mette tenerezza.
Sono loop, pixel, voci bianche, rumori neri. Solo questo. Ma che bello decommercializzare un genere commerciale come l'house, e disintegrarlo, farlo a pezzi fino allo sfinimento. Lasciando solo follia, intrepida, insana folia.
Mr. Oizo, che recentemente ha realizzato anche un film altrettanto delirante ("Rubber", storia di un pneumatico che fa esplodere le persone) fotte con un laptop chi gli dà un minimo di retta. E "Lambs Anger" con il suo diapanarsi di 17 tracce in 43 minuti, si rivela un colpo di genio in bilico tra il sublime e l'irritante, che non lascia, però, di certo indifferenti e se c'è una cosa che riesce a fare benissimo questo folle transalpino è decisamente di allontanare gli ascoltatori a suon di pugni, per poi riaccoglierli con effimere carezze. E quanta voglia mi viene ora di far esplodere una pista da ballo per ballare, folli, in un prato in fiamme.
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