Muboraksho compose questa canzone, "Chor Javon", all'età di 14 anni. Immagino che la vita di un ragazzo in un villaggio del Badakhshan sia tutt'altro che semplice, eppure lui trovò l'ispirazione per imbracciare una chitarra, o uno strumento equivalente, e dare vita a questa melodia, a queste parole molto più grandi della sua giovanissima età. Muboraksho, o Misha se preferite, era musulmano, probabilmente Nizarita, una corrente molto minoritaria dell'Islam Sciita ma assai radicata nella sua terra, una terra che è stata l'ultima roccaforte dei Basmachi, combattenti per un emirato islamico in Asia Centrale che tennero sotto scacco l'Unione Sovietica di Lenin e poi di Stalin per quasi vent'anni. Nato nel 1961, Misha ha quindi scitto questa canzone nel 1975: la presa dell'URSS era ancora ben salda, eppure in quella terra di confine le antiche usanze non sono mai state dimenticate, così come le vecchie tensioni e rancori, pronti a riesplodere al minimo segno di cedimento, come poi effettivamente accadde.
"Chor Javon" venne ufficialmente incisa sul finire degli anni '80, e divenne la canzone più cononsciuta di Muboraksho insieme alla più disimpegnata e passionale "Ay Yorum Biyo". E' una ballata di rara bellezza, i sintetizzatori creano un'atmosfera raccolta e avvolgente, che esalta ancora di più la voce accorata del cantante e una melodia amara, che si avvita su sè stessa in una spirale dolorosa ma carica di fascino e potenza evocativa.
Quattro giovani sono partiti / ognuno di essi ha imbracciato un fucile / sono partiti pieni di desideri / oh allah, oh allah, oh allah / Il padre disse ai suoi figli / Vi prego non partite domani / il vostro viaggio sarà pieno di pericoli / oh allah, oh allah, oh allah / la madre disse / ragazzi miei, io non sono d'accordo / la vostra strada sarà piena di pericoli, giuro su Allah / Partirono tutti e quattro / una valanga li travolse sul pendio / Il Mullah recitò l'elogio funebre / oh allah, oh allah, oh allah / e la madre pianse / picchiò la testa su una pietra / si straziò per i suoi figli / oh allah, oh allah, oh allah
Questa è la mia traduzione, penso che sia la prima volta che il testo di questa canzone viene tradotto nella nostra lingua, spero di aver reso bene lo spirito e le finalità originarie della canzone: può essere interpretata in tanti modi, non necessariamente legati alla jihad, forse nemmeno alla guerra in senso più ampio; i quattro fratelli potrebbero benissimo aver imbracciato i fucili per una semplice battuta di caccia, ma secondo me i presagi nefasti dei genitori e quella valanga, quasi una punizione divina per un grave peccato, presuppongono qualcosa di più ampio, più profondo. In ogni caso sono parole che fanno riflettere, sulla fragilità della gioventù e dei suoi impulsi, sulle conseguenze terribili di azioni nate da ideali anche giusti in origine; "Chor Javon" è un ammonimento che riecheggia di continuo nella mia mente, ogni volta che apprendo di nuove atrocità perpetrate nel nome di dottrine frutto degli uomini e della loro impurità, non certo di entità superiori.
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