1992: l'esplosione Grunge è al suo culmine. Nirvana, Soundgarden, Alice in Chains e Pearl Jam monopolizzano ovunque le classifiche, media e critica hanno i fari puntati su Seattle, le case discografiche si fanno in 4 per accaparrarsi i nuovi Kurt Cobain o Eddie Vedder e nel frattempo ripescano la maggior parte dei gruppi indipendenti che tanto hanno ispirato le nuove galline dalle uova d'oro della musica rock. Si arriva così a situazioni paradossali: gruppi come Melvins, Meat Puppets, Butthole Surfers (!!) si accasano presso major...salvo poi ritornare alla realtà indipendente quando l'uragano grunge sarà passato, s'intende.

Fra gli eccellenti ripescati di quegli anni ci sono anche loro, i Mudhoney, coloro che principalmente hanno contribuito a creare quel suono ora così ricercato e redditizio, che dalla beneamata Sub Pop passano alla Reprise, una succursale della Time Warner. Cosa cambia in casa Mudhoney, quindi, nel passaggio al mainstream?

Assolutamente nulla. Non solo infatti Mark Arm e soci non ottengono particolari risultati commerciali con questo "Piece of Cake", loro terzo full-lenght (solo il singolo "Suck You Dry" avrà buon successo, rimanendo peraltro l'unico singolo nella loro carriera ad arrivare nelle alte zone della classifica), ma non virano affatto le coordinate del loro suono marcio, distorto e malato. D'altronde, se Arm o Turner volevano cambiare pelle, si sfogavano in altri progetti, vedi "The Freewheelin' Mark Arm" o i bravi Monkeywrench. E infatti i riferimenti sono sempre quelli: garage stile '60, Stooges, MC5, Count Five e Blue Cheer, conditi con le distorsioni brevettate del Fuzz e del Muff. Le novità sono poche: torna l'organo Hammond, presente già dal precedente album "Every Good Boy Deserves Fudge", qui a impreziosire la quasi soul "Let Me Let You Down", il frizzante strumentale "Youth Body Expression Explosion""When in Rome", ballata dal sapore anni '70 che mi ricorda un pò le ballate pop-rock che i Red Hot Chili Peppers proporranno da "Californication" in poi.

La vera sorpresa di "Piece of Cake" è però la conclusiva "Acetone", ballata country che effettivamente non ti aspetteresti dai re del Fuzz. Dopo aver fatto inizialmente storcere il naso, però il pezzo si fa apprezzare. La canzone migliore del disco è tuttavia, a parer mio, la spettacolare "Blinding Sun", dallo storico ritornello "WAHT HAVE I DONE?!", ancora oggi (fortunatamente) punto fermo ai concerti.

Che altro dire di "Piece of Cake"? Che da una parte il legame al proprio stile è forte, tanto che in alcuni pezzi le soluzioni compositive richiamano altre canzoni: come l'energico singolo "Suck You Dry", che ricalca atmosfere e tematiche della leggendaria "Touch Me I'm Sick", o "13th Floor Opening" (un omaggio?), che sguazza nella stessa melma che rese grandissima "Mudride", senza tuttavia eguagliarne l'intensità; dall'altra, sotto il distorto, si legge fra le righe una voglia di sperimentare, come nelle canzoni sopra citate o nella trovata dei 4 bizzarri pezzi strumentali, composti ciascuno da un membro del gruppo in solitaria, che introducono e inframezzano il disco. In ogni caso, un ottimo prodotto, anche se nno all'altezza delle migliori uscite targate Mudhoney.

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