1967.
C'era una volta un tizio di Chicago che suonava il piano, il clarinetto, il violoncello e che doveva essersi ascoltato per bene i lavori di gente come Bud Powell, Lennie Tristano, Thelonious Monk. Un tizio che in passato si era iscritto all'università e che ne era uscito dopo poco perchè a sua detta quello che si studiava non aveva alcuna utilità pratica nè alcuna correlazione con quanto di reale ci fosse attorno lui e quindi decise di studiare per conto suo, forse facendo propria la massima di Mark Twain "Non ho mai permesso alla scuola di interferire con la mia cultura".
Uno che nel 1965 viene eletto presidente dell'AACM e che quindi tanto pirla non doveva essere. Uno spirito anarchico ma non distaccato che si era accorto del fatto che nel frattempo c'erano stati Sun Ra, Ornette Coleman, John Coltrane e Cecil taylor. Che fare dunque?
Chiami due sassofonisti come Maurice McIntyre e l'allora semi-sconosciuto Anthony Braxton (qui alla sua prima incisione ufficiale e che sarebbe esploso di lì a pochissimo), un violinista come Leroy Jenkins, Gordon Emmanuel al vibrafono, condisci con una sezione ritmica di tutto rispetto e sei pronto. Quasi.
La prima traccia, "Levels and Degrees of Light" , vede i vocalizzi di Penelope Taylor ed il vibrafono di Emmanuel scontrarsi (metaforicamente ma neanche troppo) col clarinetto aspro di Abrams; "The bird song" inizia con una poesia recitata da David Moore. Ah, quelli sì che erano bei tempi, quando si poteva tranquillamente inserire un reading in un disco senza destare il sospetto di cercare di accaparrarsi la simpatia dei diciassettenni radical-chic che hanno appena scoperto la Nouvelle Vague e si danno arie andando ai concerti dei Baustelle.
Ma se quelli più in malafede fra voi non dovessero essere convinti basta mandare avanti la traccia per ritrovarsi scaraventati in un uragano di fiati impazziti, violini, pianoforti, cotrabbassi, batterie, bombe a mano e trick-track e così via per 23-24 minuti buoni finchè il vicino esasperato non vi staccherà la corrente e il babbo non si domanderà perchè il figlio non ascolta Vasco Rossi come tutti i ragazzi normali.
Arrivati a questo punto è la volta della terza ed ultima traccia "My Thoughts Are My Future --Now and Forever" che mette in evidenza le capacità dei singoli musicisti con diversi assolo, da citare in particolar modo il lavoro di Abrams al pianoforte e la precisione di Clark al contrabbasso, musicista davvero sottovalutato e dotato di una tecnica ed un'intonazione pressoché perfette.
Descritto per sommi capi il disco, passiamo alle considerazioni personali: questa è storia signori e se vi piace il lato più libero e selvaggio del jazz (quello di Free Jazz, Ascension e Magic City per intenderci) non potrà lasciarvi indifferenti.
Se poi non dovesse piacervi amen. Il babbo ed i vicini saranno contenti.
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