"101 Reykjavik"
Vedo questo titolo di un film e mi precipito a vederlo. Cerco di capire cosa succeda su quel francobollo di terra strappato al mare dalla forza dei vulcani. L'Islanda mi attira, con quella bandiera norvegese alla rovescia. Quella nazione dove le strade non hanno un nome e le zone della capitale hanno un numero, dove si vive l'eterno contrasto dei ghiacci che si fondono nella lava incandescente. I musicisti islandesi, come i registi del film che citavo, sembrano agire slegati da ogni contaminazione. Ne risulta una sorta di dadaismo e sperimentazione cui difficilmente si possa accostare qualcuno. Come per i Sigur Ròs che mi catturarono e sradicarono dal mio mondo fatto di chitarre distorte. I Mùm devo dire che mi piacciono meno dei Sigur Ròs, perchè forse sperimentano meno, risultano un pò più piatti. Comunque sono intriganti con tutti quei suoni che hanno un'atmosfera natalizia... Due donne (...dottir) e due uomini (...son). Adesso vedo se su GoooOOOooooOOOgle trovo i nomi:
Örvar Þóreyjarson Smárason
Gyða Valtýsdóttir
Kristín Anna Valtýsdóttir
Gunnar Örn Tynes
Questo è il loro terzo "vero" disco dopo lo splendido (e consigliatissimo) "Finally We Are No One" e l'esordio "Yesterday Was Dramatic, Today Is Ok". Dico vero perchè hanno fatto alcuni dischi in islandese ed altri remix. Il loro sound è difficilmente definibile, direi che sembra i Sigur Ròs di "Hlemmur" o i Mogwai di "CODY" ma con meno idee. Una delle due bimbe canta sussurrando, il che alla lunga urta un pò. A questo disco forse manca una ballata tipo Green Gras Of Tunnel che deliziava il secondo album. Dopo un intro slavato (si alza ripetutamente il volume per sentire se succede qualcosa..) il disco ha una prima parte abbastanza vivace. C'è sempre il kling-klang lappone a fare da sottofondo e la voce sussurrata sugli strumenti. Poi nel finale il disco diventa un pò ripetitivo ed è difficile mantenere la concentrazione.
Rispetto all'ultima uscita perde qualcosa, chi li aveva apprezzati forse rimarrà deluso. La mia impressione è che si tratti di una musica meditativa, difficilmente scindibile dal nostro immaginario islandese. Mi immagino di sedere vicino alla finestra della mia casetta di Reykjavik a guardare fuori la neve mista a pioggia cadere, nella penombra del primo pomeriggio, gustandomi un thè alla cannella. La musica che esce dall'Islanda adesso, se si esclude Bjork, ha quel sapore di sospensione nel vuoto spazio tempo. Pensate ai Bang Gang, ai Gus Gus. Meriterebbero 3 stelle, ne aggiungo una per simpatia.
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