Prima o poi si dovrà dare il giusto rilievo a quei cineasti che, per tutta una serie di motivi accidentali, sono stati un po' sottovalutati. Prendiamo il caso di un documentarista come Murray Lerner : esordiente negli anni '50 con documentari in ambientazione marina, nel decennio successivo segui` varie edizioni del festival folk di Newport, per poi trovarsi al festival dell' isola di Wight nel 1970 a filmare tutte le esibizioni dei gruppi e cantanti presenti nei cinque giorni della storica kermesse. Un grande lavoro da riportare nel proprio curriculum professionale, ma nell'immediato non poteva essere così per il semplice fatto che il comitato promotore del festival aveva dichiarato bancarotta e tutto il materiale filmato risultava bloccato. Senza perdersi d'animo il buon Lerner adi` le vie legali nei tribunali inglesi per rientrare in possesso di tutto il materiale e solo dopo quattro anni riuscì nell'intento. Fu una buona cosa poiché furono poi commercializzati dvd di live dei grandi nomi presenti in quella grande kermesse (Doors, Jimi Hendrix, Who, Joni Mitchell, Leonard Cohen, Miles Davis solo per citarne alcuni).
Fra i vari, ho avuto modo di rivedere "Jethro Tull: nothing is easy (Live at the Isle of Wight 1970)" che mi ha consentito di apprezzare per l'ennesima volta la bravura e l'energia del suddetto gruppo ancora oggi attivo e imperniato su un grande front man come Ian Anderson, a tutti noto come l'insuperabile flautista della scena rock. Il filmato di quell'esibizione dei Jethro Tull è inframmezzato da brani dell'intervista rilasciata da Ian Anderson nel 2004, in cui questi ricorda aneddoti curiosi del concerto. Consapevole di trovarsi in un frangente storico molto particolare, in presenza di una folla di almeno 600000 giovani immersi nella cultura hippy di "pace, amore e musica" ma pure inclini ad accendersi a fronte di impreviste avversità, Anderson commenta certe fasi in cui gestire una così vasta folla non era proprio semplice. Come quando, dal palco qualcuno chiese cortesemente di far sgombrare buona parte della platea poiché i Jethro Tull dovevano effettuare il check sound preliminare alla loro vera e propria esibizione. Come è ben visibile, non tutti gli spettatori accettarono tranquillamente l'invito e bordate di fischi si levarono. Ma alla fine (e d'altronde diversamente il gruppo inglese non si sarebbe esibito) tutto andò per il meglio e l'esibizione serale dei Jethro fu eccellente. Certo il gruppo in quel momento non aveva ancora inciso pietre miliari come "Aqualung" e "Thick as a brick", ma aveva già all'attivo tre album di corposo rock in cui pennellate folk e blues non mancavano. A ciò va aggiunto una grande resa qualitativa nei concerti, in cui spiccava al centro della scena Ian Anderson passato alla storia per l'abitudine di cantare e suonare il flauto reggendosi in equilibrio su una gamba sola (quasi riecheggiando la posa di qualche divinità hindu).
Ciò è ben testimoniato nel documentario di Lerner e però non sono da meno anche gli altri componenti dei Jethro Tull, molto ferrati tecnicamente nel padroneggiare i vari strumenti. Senza nulla togliere ai notevoli John Evan (tastiere), Martin Lancelot Barre (chitarra), Glenn Cornick (chitarra basso), la mia personale preferenza però va al batterista Clive Bunker che si produce in un assolo di 10 minuti nel brano "Dharma for one". Un autentico exploit che lo pone fra i migliori batteristi rock (è ancora vivente, diversamente da tanti altri grandi colleghi che purtroppo ci hanno lasciato come Keith Moon, John Bonham, Ginger Baker, Charlie Watts). Ma tutti i brani filmati rivelano un gruppo in stato di grazia e brani come "My Sunday feeling", "My God", "A song for Jeffrey", "Nothing is easy" mantengono sempre un fascino ed una bellezza intatte.
Ian Anderson, intervistato a distanza di tanti anni, può ammettere di mettere una certa enfasi nelle sue esibizioni, ma è pur sempre vero che un musicista degno di questo nome non può risparmiarsi una volta salito sul palco. E comunque, considerato che il festival di Wight del 1970 è stato lo spartiacque fra l'era del rock ruspante e genuino di quel tempo e quella successiva della commercializzazione della musica giovanile, rivedere in azione Ian Anderson e soci in quel lontano settembre 1970 è sempre un piacere visivo e acustico. Avercene di gruppi così oggi ...
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