Mai sottovalutare una donna. Potrebbe sembrare un'ovvieta`, ma troppo spesso molti uomini per niente sagaci sembrano dimenticarlo, oppure non lo sanno affatto e però lo scoprono poi a proprie spese. In caso di dubbio, consiglio caldamente di andarsi a vedere questo film realizzato da un cineasta documentarista come Murray Lerner, pubblicato nel 2018 ma risalente al festival musicale di Wight nel 1970 (un'autentica miniera inesauribile di esibizioni live di musicisti rock e jazz del tempo).

In questo specifico caso, la cinepresa segue l'esibizione di Joni Mitchell, folk singer canadese che aveva già riscosso un discreto successo dopo i suoi primi tre lp dopo l'esordio nel 1968. Certo, la sua fama non era ancora salda come certi artisti presenti in quell'edizione del festival di Wight, del tipo di Jimi Hendrix, Miles Davis, the Doors, the Who (solo per citarne alcuni fra i vari). Ma quanto ci attesta la cinepresa, già allora denotava non solo di essere una musicista dal sound raffinato e ricco di sfumature, ma anche una donna di polso, capace di fronteggiare una platea vasta ed irrequieta come quella presente a Wight nel 1970. E tanto per dare un'idea, in quell'edizione un certo numero di spettatori lamentavano l'allora elevato costo dei biglietti, la presenza di barriere di recinzione per dividere i possessori di biglietto da coloro che reclamavano la fruizione gratuita della musica (quelli che poi in Italia sarebbero stati gli autoriduttori più o meno proletari dei concerti rock), nonché la complessiva organizzazione rigida del festival.

Insomma, salire sul palco a metà pomeriggio del quarto giorno di kermesse (anziché nell'ora serale) per esibirsi di fronte ad un pubblico così vasto (almeno 600.000 persone), esigente e vivace non doveva essere uno scherzo. Ma Joni, per quanto dall'aspetto esile e timido, non si perde d'animo e conferma la grande forza interiore femminile a cui facevo cenno nella premessa della mia recensione. Sciorinando un repertorio di canzoni intense proposte con la sua voce angelica, la folk singer passa indenne fra gli imprevisti provenienti da certo pubblico. Che sia uno spettatore in preda a un bad trip di acido (per cui occorre richiedere il supporto medico), oppure un altro salito sul palco per richiamare l'attenzione sulle ragioni della fruizione gratuita della musica, Joni Mitchell tiene la barra dritta e prosegue nel concerto. Ad un certo punto, giustamente rimprovera gli spettatori rumorosi delle prime file, definendo il loro comportamento come quello tipico dei turisti fastidiosi e li invita ad avere il giusto rispetto verso chi come lei sta eseguendo dal vivo brani musicali. Parole sante che sortiscono l'agognato effetto di calmare gli animi e creare il giusto grado di attenzione verso la musicista. E Joni sfodera il meglio delle sue composizioni, fra cui "Woodstock", "Big yellow taxi", "For free" , alternandosi da sola alla chitarra e al piano, per poi calare un vero e proprio asso di picche costituito dal brano "California" eseguito magistralmente al dulcimer e con una voce così soave da incantare qualsiasi essere vivente. Difficile incappare in un blues così struggente, composto da Mitchell mentre viaggiava da tipica hippie per l'Europa (sarà poi pubblicato nell'lp "Blue" uscito nel 1971) e però provava nostalgia per lo stato della California.

Insomma, un'esibizione che ammalia tutto il pubblico numeroso del festival di Wight e consegna di diritto Joni alla storia del folk rock, da cui proseguirà per inoltrarsi anche nei sentieri raffinati del jazz. Dal momento che si è ritirata dall'attività da qualche anno (anche per problemi di salute), penso che non vi sia miglior modo per ricordarla nei suoi anni migliori della carriera vedendo "Joni Mitchell : Both sides now - Live at the Isle of Wight festival 1970" .

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