È risaputo che, parlando di cantautori a livello internazionale dagli anni 60 in poi, il pensiero vada a Bob Dylan, spesso indicato come il menestrello di un'intera generazione, quella cosiddetta dei baby boomers nati fra il 1945 e il 1964. Eppure se c'è qualcuno che, fra i tanti autori saliti alla ribalta, può stare alla pari con mr. Zimmerman questo è certamente Leonard Cohen. Per lui si deve evidenziare il termine "autore" poiché muove i primi passi come poeta e letterato (con prove di tutto rispetto come "The favourite game" e "Beautiful losers" ) prima di iniziare il suo percorso musicale con "Songs of Leonard Cohen" nel 1967 su incoraggiamento dell'amica artista Judy Collins (figura da riscoprire). Già nell'album di esordio si contraddistingue per uno stile acustico, diretto e scevro di qualsiasi affettazione divistica, indifferente al riscontro commerciale.

Ma per avere un'idea fedele di quale uomo ed artista sia stato Cohen è molto utile visionare il documentario "Leonard Cohen live at the Isle of Wight 1970" realizzato in quell'occasione da Murray Lerner e disponibile in un bel cofanetto inclusivo di dvd e cd del concerto. Si tratta della registrazione di un'esibizione storica avvenuta in condizioni particolarmente difficili. Il festival musicale che si svolgeva all'isola di Wight nel periodo estivo (prima edizione nel 1968 ) attirava usualmente un pubblico di giovani esigenti verso i gruppi ed i solisti presenti, tanto che nell 'estate 1969 un Bob Dylan non proprio al top delle possibilità (era la sua prima esibizione dopo il ritiro dalle scene nel 1966) era stato accolto un po' freddamente.

Nel 1970 il numero di spettatori era impressionante : 600000 (ben il doppio di quelli registrati l'anno precedente al festival di Woodstock). E fra questi spettatori una certa percentuale era costituita da giovani che, in nome di una visione dissenziente verso le logiche di mercato, non intendeva pagare il biglietto di accesso al festival pari a 3 sterline, poiché la fruizione della musica doveva essere gratuita. Da ciò ne erano conseguiti momenti di tensione durante le esibizioni di Kris Kristofferson, Jethro Tull, Joni Mitchell e Jimi Hendrix (con un principio d'incendio sul palco presto sedato) .

Insomma non c'erano presupposti rassicuranti prima che Leonard Cohen iniziasse a suonare. Eppure , alle 2 di notte del 31 agosto 1970, il musicista si presento' con calma olimpica alla ribalta, come se niente fosse, accompagnato da un gruppo di validi orchestrali denominato The Army. E sarà stato forse per l'ora notturna che porta consiglio e rasserena gli animi, sta di fatto che Cohen riuscì a creare un feeling (non si potrebbe definire altrimenti) con il vasto pubblico, ponendosi nelle vesti di un ipnotico affabulatore (e non solo di raffinato cantante). Infatti, rievocando gli anni dell'infanzia quando il padre lo portava agli spettacoli circensi, citava il momento magico in cui il presentatore, rivolgendosi agli spettatori, li invitava ad accendere un fiammifero in modo da rendere visibile i volti degli astanti e creando così un'atmosfera molto raccolta.Fatto che, in quel di Wight, Leonard Cohen riuscì a ripetere con molti (non proprio tutti) e contribuì a creare una partecipazione sentita e serena. Da qui prese l'abbrivio un concerto intenso , imperniato su quei primi brani bellissimi della vicenda di Cohen , tutti improntati ad uno stile sobrio e raffinato ed incentrati sui grandi temi della vita e della morte. Un'attenzione particolare viene prestata all'amore vissuto profondamente come emerge in tanti titoli propizi per tale sentimento fra cui, solo per citarne alcuni, "So long Marianne "(introdotta dall'autore gran romantico come auspicio di ritrovare la donna amata fra i 600000 presenti) , "Suzanne" , "You know who I am", "Hey that's no way to say goodbye" , "Tonight will be fine" (con un retrogusto malinconico quando canta che "stanotte sarà bello per un po' " consapevole che l'amore può essere fragile e temporaneo) .

C'è anche fra le canzoni eseguite spazio per temi più politici come "The partisan" (cantato per metà in francese e dedicato all'impegno pubblico della folksinger Joan Baez) e comunque non poteva mancare quel magnifico inno alla libertà come "Bird on the wire ", un tema molto sentito da Cohen. Tanto che, ad un certo punto, dimostrandosi consapevole di come quella folla di giovani vivesse un'irripetibile stagione di grandi utopie, rammentava ai presenti che il loro sentirsi comunità alternativa al mondo circostante non li rendeva ancora abbastanza forti (infatti tutta questa controcultura sarebbe stata poi fagocitata facilmente dal sistema nel giro di pochi anni) .

Resta quindi sottotraccia nelle composizioni eseguite da Cohen una nota malinconica e non per nulla il concerto si chiudeva con "Seems so long ago, Nancy " , a mio parere una delle più belle canzoni d'amore mai scritte (successivamente ripresa da Fabrizio De André), dedicata ad una ragazza che l'autore frequento' ed amo' nel 1961. Il ricordo di questa donna era ancora così vivido perché ella, preda di una grave depressione, si era suicidata con la pistola del fratello (e Cohen annotava, prima di eseguire il brano, che ai tempi di quel suicidio non c'era una sorta di "supporto orizzontale" come si registrava nella comunità giovanile dei tempi della cosiddetta "Woodstock nation") .

Un concerto così trascinante (senza bisogno di ricorrere a particolari effetti scenici se non un'esecuzione musicale nitida, ricca di messaggi che vanno dritti al cuore ed ai sentimenti dell'ascoltatore) è un documento di vivida bellezza ancora a distanza di tanti anni, che ci racconta l'atmosfera di quegli anni irripetibili e la capacità di un autore come Leonard Cohen di catturare e tener ben desta l'attenzione di 600000 spettatori conducendo uno spettacolo profondo ed avvincente. Una dote rara appannaggio di pochi grandi musicisti ed artisti .

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