Il Paladozza è gremito, non il tutto esaurito, ma sicuramente i Muse hanno attirato parecchio pubblico...

I primi a salire sul palco sono però i Cave In, ottimi, con il batterista che sembra un assatanato e il resto del gruppo che lo segue a ruota. Coinvolgono bene anche il pubblico (chiedendo anche: Who is here for Muse?), che divertito supporta il gruppo battendo a tempo le mani. Bravi. Certo che quando salgono i Muse tutto cambia.

Si comincia con Apocalypse Please, solo Dominique, che batte il tempo della marcia, e poi tutti ad accompagnare a squarcia gola Bellamy... Si arriva a New Born, e il pogo prende il sopravvento, spero senza vittime. Tutti partecipano mentre qualcuno cerca una via d'uscita per salvarsi la pelle. Il momento più bello è però quello di Citizen Erased, dalla violenza devastante del riff iniziale alla calma più assoluta della parte conclusiva, il tutto accompagnato da un gioco di schermi che inquadra l'alba.

Dopo Sunburn e Feeling Good, che mettono i brividi, si giunge al suicidio di massa di Muscle Museum, io addirittura sono costretto a uscire dalla calca, a causa dell'onda umana che rendeva impossibile lo stare in piedi; in ogni caso, di questo, i Muse certo non hanno colpa. Mi guardo da fuori altri brani tra cui Time Is Running Out, ma ritorno dentro per Plug In Baby, tutto bellissimo. Con i palloni che volano in aria ed esplodono (uno proprio sul microfono del leader) Bellamy e soci lasciano il palco.

I Muse ci salutano? No, infatti richiamati a gran voce, ritornano per un encore con Blackout, dove il palazzetto li accompagna con gli accendini per tutta la durata del pezzo (veramente da brividi), e Stockholm Syndrome, dove sono i coriandoli a investire gli spettatori nel delirio più totale. Sicuramente un bellissimo concerto, con qualche cretino in meno sarebbe stato indimenticabile. Ma di ciò che colpa ne hanno loro? Direi che hanno dato il massimo: le 5 stelle sono meritate.

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