Ogni epoca del rock ha una sua chiave di violino, un disco che stabilisce le caratteristiche di quel determinato periodo storico e diventa un'icona e un modello da seguire: "Deep Purple In Rock" (o Led Zeppelin II o Paranoid a seconda dei gusti) per gli anni '70, "Back in Black" per gli '80, "Nevermind" per i '90 e appunto "Origin Of Symmetry" per i ‘00

"Origin Of Symmetry" è un capolavoro assoluto, l'E=MC2, un disco imprescindibile in cui hard rock, psichedelia, progressive e grunge si incontrano e si fondono per brindare al muovo millennio. È un disco caratterizzato da tinte forti e vivide, a differenza delle atmosfere a tratti oniriche e trasognate del predecessore "Showbiz", un opera caratterizzata da un pessimismo e un'amarezza di fondo, a cui però si alternano, come in una sorta di disturbo bipolare, momenti di assoluto ottimismo e felicità.

NEW BORN: come la precedente "Sunburn" inizia con un'intro di piano, ma qui si capisce fin dalle prime note che la canzone è destinata ad esplodere, e infatti dopo un minuto e venticinque secondi un riff dinamitardo da inizio a una sfolgorante performance di hard rock del nuovo millennio, epica e coinvolgente con un basso incisivo e preciso come un coltellino svizzero e il cantato di Matt Bellamy come al solito emozionante e unico nel suo genere.

BLISS: Capolavoro e l'unica definizione possibile per questi quattro minuti che costituiscono in punto più euforico dell'album.

SPACE DEMENTIA: Virtuosismi pianistici di alta scuola che si fondono a delle chitarre cupe che creano un clima di grande tensione emotiva. Straordinario il testo enigmatico e morboso, molto passionale nelle strofe e rallentato e psichedelico nel ritornello, come l'intermezzo di "Fillip" La canzone sfocia in una coda strumentale distorta che fa da perfetta introduzione a "Hyper Music".

HYPER MUSIC: Grunge distorto, chitarre impazzite e ubriache, batteria martellante e basso pulsante per questi tre minuti in cui genio e follia si sposano alla perfezione

PLUG IN BABY: Il riff di questa canzone decolla con la stessa potenza di uno space shuttle, perfetta struttura portante per questa canzone dall'impatto travolgente, impreziosita da un ritornello assolutamente killer, da cantare a squarciagola

CITIZEN ERASED: Sfolgorante pièce de resistance del lato più progressive dei Muse questo decrescendo di potenza che inizia in modo piuttosto movimentato, per poi stemperare la sua tensione nel ritornello arioso e vagamente psichedelico, per poi addolcirsi definitivamente negli ultimi due minuti, degni di "Falling Down". Masterpiece

MICRO CUTS: Qui i Muse piazzano la canzone che non ti aspetti, questo tre minuti cupi e opprimenti, atmosfera tesa e incedere minaccioso, il cantato di Matthew Bellamy diventa un falsetto isterico e terrorizzato davvero incredibile, l'interpretazione perfetta per il testo paranoico e geniale, una sorta di urlo di Munch espresso in musica.

SCREENAGER: quasi da contrasto con l'intensità angosciante della track precedente, questa è la canzone più tenue e rarefatta del disco e anche la più psichedelica, con un pianoforte lento e indugiante e le tastiere estatiche a sostegno di un ritornello ipnotico e stralunato.

DARKSHINES: gli arrangiamenti orientaleggianti e il cantato quasi svogliato che esplode nel ritornello rappresentano un'azzeccatissima rivisitazione di "Uno", a cui si aggiunge una bella parte strumentale che potrebbe fare da sottofondo a un film noir.

FEELING GOOD: è una cover solo di nome, perché i Muse ripropongono questa canzone in una veste personalissima e onirica, a cui fanno da contrasto le schitarrate quasi metal che aggiungono forza e pathos alla performance, nobilitata dall'interpretazione perfetta di Matthew Bellamy e dal video sbalorditivo, romantico e inquietante come nessun altro (I Muse sono una vera e propria goduria non solo per le orecchie ma anche per gli occhi)

MEGALOMANIA: atmosfera rarefatta, malinconica e al tempo stesso di grande impatto, con un basso lento e quasi funereo, che scandisce una marcia tetra e ipnotica, che si anima e diventa catartica grazie all'uso dell'organo, altra intuizione strumentale azzeccatissima dopo il mellotron di "Muscle Museum". La canzone è ottima come chiusura di questo capolavoro assoluto, con cui i Muse incidono marchiano a fuoco, indelebilmente, la storia del rock con il loro nome.

Come avrete già capito, "Origin Of Symmetry" è un disco che non può assolutamente mancare in nessuna collezione che si rispetti, un intreccio sonoro in grado di sorpassare i generi e le classificazioni, proponendo un meltin pot sonoro di inestimabile valore.

MUSE, GRAZIE DI ESISTERE

Carico i commenti...  con calma