La Seconda Legge che dà il nome all'album, contrariamente a quanto si è sentito dire, è la Seconda Legge dell'Evocazione dei Morti, conosciuta ai più con il motto "Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco." Si tratta per la verità di un proverbio noto da secoli e coniato dai Druidi, e pone l'attenzione sul fatto che quando evochi uno spirito (appartenente a un defunto ma anche a un essere ancora in vita), devi saperlo gestire e impedirgli di diventare una scheggia impazzita.
La nuova line up dei Muse vede il funambolico Bubu di Yosemite Park alla batteria, Ines Sastre al basso e Glenn-Peter Stromberg alla voce e chitarra. I vecchi componenti della band sono appesi e imbavagliati come salami nella cantina di Dexter Holland a Pasadena. L'album ci delizia subito con "Supremacy", cover dei vecchi Muse, in cui si sente il falsetto campionato di Bellamy solo alla fine. NB "Falsetto campionato" non equivale a 'campionato falsato'. Sono due cose ben diverse, nonostante la presenza di Andrea Pirlo alle tastiere nella seconda strofa possa indurre in inganno. La successiva "Madness" è una mera operazione commerciale: la canzone venne scritta 117 anni fa da Bram Stoker, notissimo balbuziente, e difatti il titolo originale era MAMAMAMAMAMAMAMAMA, testo peraltro conservato come voce secondaria. Si trattava di una poesia dedicata alla signora Stoker, mamma di Bram, che ogni sera soleva terrorizzarlo con storie riguardanti strane creature della notte che si trasformavano in esseri sanguinari e violenti (causandogli, appunto, la balbuzie). In questa riedizione Musiana, è l'anima di Freddy Mercury a impossessarsi del vocalist, mentre la chitarra è suonata evidentemente dallo spirito disturbatissimo di Brian May. Pare che durante l'assolo Bubu gli abbia gridato "A cojone, ma che c'entra mo' l'assolo di I want to break free?!". Ai discografici però piacque e lo tennero. CURIOSITA': il testo riprende chiaramente "Poker Face" di Lady Gaga, raddoppiandone la forza, da MAMMAMAMMA a quanto riportato sopra.
"Panic Station" rappresenta la vera svolta dei nuovi Muse, che si avvalgono in questo caso di ricchi ospiti: David Bowie alla fisarmonica, Shakira alla batteria e John Deacon dei Queen al basso, arrivato per sostenere la sua ex band ma giunto - come sempre - in ritardo. Pare che durante la registrazione Bubu gli abbia gridato "A cojone, ma che cazzo c'entra mo' il fraseggio di Another one bites the dust?!" Ma ai discografici piacque e lo tennero. CURIOSITA': pare che Justin Bieber abbia vomitato sul palco mentre la sua band per scherzo suonava questa canzone.
"Prelude" è decisamente la miglior traccia dell'album, in cui tutti i musicisti mostrano la loro bravura e la loro vera anima. E' una cover dell' ANTE GLORIAM di Giuseppe Verdi, ed è dedicata all'Unità d'Italia, terra cara ai Muse, che sono soliti sollazzarsi con centinaia di groupie padane. Arriva con oltre un anno di ritardo perché è il succo di una suite di 47 minuti. Qui purtroppo l'album peggiora decisamente, tendendo ad ottenere una votazione oggettiva ma ottimistica compresa tra il -15 e il -27. "Follow me" è un delirio di onnipotenza di Bellamy, prima di venire pestato a morte e incaprettato. Ai discografici è piaciuto. E a questo punto mi viene da sospettare che sti discografici non capiscano un emerito cazzo.
"Animals" è invece una cover dei Pink Floyd, dall'omonimo album, in cui i nuovi Muse hanno omaggiato al storica band cambiando completamente musica, testo, melodia, note, durata, ritmiche, arpeggi, solfeggi, scorreggi, rendendola talmente tanto diversa da far sembrare questo titolo un'autentica bestemmia. "Explorers" è un brano di Sade, non si sa bene come sia finito in questo album. Personalmente sospetto dei soliti discografici. "Liquid State" è l'ultima mirabolante prova del vocalist, visto che poi finalmente MUORE e cede le successive due canzoni alla voce prestante e brillantissima del Conte di Wolfenstein, proprietario della Stenhome e del cartellino di Eto'O. Pare che Lady Gaga abbia vomitato sul palco quando la sua band per scherzo ha iniziato a suonare questa canzone. Le ultime due tracce ("Unsustainable" e "Isolated System") sono tracce strumentali che, per l'assenza di eccessive minchiate, sono ingiustamente considerate le tracce più belle dell'album.
L'unica cosa vera è che "Unsustainable" è il concetto che esprime pienamente il significato di questo album.
NOTA DI COLORE: Chiedo cortesemente ai MASTERS of DEBASER di smetterla di boycottare le mie illuminate peregrinazioni mentali oppure mi recherò nella sopra citata cantina di Pasadena e spedirò a ciascuno di voi un MUSE imbalsamato.
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