Nonostante possa vantare già una recensione su DeBaser, Mushy è un’autrice abbastanza ignota, appartenente all’underground capitolino, giunta qui al suo secondo lavoro (con la quale ovviamente mi scuso dovesse mai leggere la mia).
La sua proposta è una fusione tra diverse correnti a me sconosciute, ma forse a conti fatti riconducibili a synth ed elettronica. Dopo plurimi ascolti il suo lavoro mi ha definitivamente catturato, nonostante sia esso astruso, complesso e anche molto cupo considerando le riflessioni dell’autrice stessa a proposito dei sui componimenti, e come ravvisabile dal video di ‘My life so far’, e quindi quantomeno lontano dai mie ascolti fino a poco tempo addietro.
Con un sound che rievoca i Dead Can Dance, ossia permeato da un’atmosfera onirica e malinconica, Valentina (Mushy) procede con l’intessere un lavoro degno di nota, che prende quota già con ‘Dreams’, una riflessione sull’autonomia dei sogni, e dove affiorano anche inflessioni pop (unico caso); e susseguentemente cattura nei restanti brani con un lungo trip di tastiere ed effetti moderatamente sommessi, che sovastano però il cantato che sembra più un vocio poco nitido o comprensibile. ‘Night dress’ rimane sempre sul minimal e improntata sui bassi, mentre più corposa e ritmica nell'utilizzo delle tastiere la seguente ‘let me go’, che presenta anche più effetti. il brano strumentale ‘All is found, all is lost’ conclude poi il disco in linea con i brani precedenti.
Un disco che chiaramente non potrà entusiasmare i più, anche perchè il copione non è che vari più di tanto, ma che sa avvolgere nel suo torpore, e che consiglio a chi fosse interessato alla proposta.
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