Dopo "Reptilians" degli Starfucker un altro disco pop con un paesaggio spaziale (o così almeno parrebbe) in copertina? Si, coincidenza bizzarra e fortuita; stilisticamente siamo su due pianeti abbastanza diversi, ma anche "Expressions" dei Music Go Music è un album che dimostra talento, personalità ed un coraggio non indifferente. Si, perchè la scena pop attuale, inutile negarlo, anche nei suoi esponenti qualitativamente migliori vive per la maggior parte di emulazione, rilettura in chiave moderna di vecchi stilemi sempre validissimi, eppure nessuno ha mai provato veramente a ricalcare il solco tracciato dagli ABBA. Per "imitare" quanto fatto dal mitico quartetto svedese infatti servono stile, classe e soprattutto palle d'acciaio: il rischio di scadere nel kitsch è altissimo, e nel tal caso o si ha il carisma dei vecchi Army Of Lovers oppure si rischiano solo figure barbine, ma non è questo il caso: i Music Go Music portano avanti il discorso ABBA partendo proprio dalla fine, dal meglio del meglio, ovvero provare a dare un seguito a "The Visitors", uno dei più grandi dischi della storia del pop e, cosa più importante, sono riusciti a in pieno questo non facile obbiettivo.

 Altra bizzarra coincidenza, i Music Go Music sono un side-project (purtroppo temporaneo e limitato solo a questo superbo album) di David e Meredith Metcalf, guarda caso marito e moglie nonchè componenti dei Bodies Of Water, rock band di recente fondazione: due professionisti quindi, esperti musicisti e non dilettanti allo sbaraglio spinti dallo spirito di emulazione dei propri idoli, e in "Expressions" questo fa la differenza. Il punto di partenza è appunto "The Visitors", e per quelli (spero pochissimi) che non hanno idea di cosa sottintenda questo fondamentale presupposto faccio un breve riassunto: pop con melodie semplici e perfettamente strutturate e ritornelli super-orecchiabili, in puro stile ABBA, ma anche influenze new-wave, un suono raffinato, eclettico ed articolato, atmosfere avvolgenti e a volte vagamente inquiete, arrangiamenti variegati e ricchi ma senza mai sfiorare minimamente l'eccessiva pomposità barocca, un lieve tocco visionario anche a livello lirico. Nel 1981 con i medesimi presupposti gli ABBA avevano dato vita a qualcosa di immenso, nel 2009 i coniugi Metcalf riescono a rendere onore a tale pesantissima eredità. Spesso e volentieri questo disco pareggia quelle vette di assoluta perfezione melodica a cui ci avevano abituati i Grandi Ispiratori: basti pensare a potenziali singoli spacca-classifica come "I Walk Alone", trascinante bomba da dancefloor, la latineggante "Thousand Crazy Nights", che con il suo spavaldo e sensuale incedere è più hot di tutti i singoli di madonna e j.lo messi insieme e la marziale ed incalzante new-wave di una formidabile "Love, Violent Love". La versatilità vocale di Meredith, che riesce a coniugare la tonalità sensuale di Frida con la vivacità di Agnetha è un grande valore aggiunto, basti come esempio il magistrale revival delle sonorità sbarazzine e spensierate di album come "Arrival" che avviene con "Light Of Love", o la velata malinconia non del tutto celata da vivaci synths che emerge in "Explorers Of The Heart", il pop rock dalle sfumature elettroniche e bombastico quanto basta di "Just Me" e l'emozionalità semplice ed immediata di una chiusura perfetta come "Goodbye, Everybody", deliziosa ed intensa ballad orchestrale.

Come se non bastasse tutto questo baccanale di melodie e suoni perfetti David e Meredith si pongono anche traguardi ancora più ambiziosi, oltrepassando i confini della canzone pop con "Warm In The Shadows", mantra new wave innestato su una base elettronica di bassi ed effetti sonori dall'atmosfera vagamente in stile Soft Cell, scarna e minimale per gli standards dell'album ma che riesce a rapire l'ascoltatore per tutti i dieci minuti scarsi di durata con un'ineffabile alchimia ipnotica e l'elegante aggressività di "Reach Out", che riesce ad unire chitarre di gusto quasi doomy ed un tocco gotico (che ricalca la linea melodica di un capolavoro mozzafiato come "Sanctum Sanctorum" dei Damned) che si velocizza assumendo atmosfere quasi futuristiche nel trascinante chorus, un capolavoro di multiforme ingegno che potremmo definire progressive-pop, ulteriore tocco di classe che completa il lussureggiante caleidoscopio stilistico di questo effimero side-project. Un disco, un colpo vincente; ma vale davvero la pena di scomodare il pentateuco per un album così? Forse no, ma è un disco talmente riuscito e perfetto, un'interpretazione da Oscar più che una semplice copia; ascoltandolo a tratti viene da pensare: "ma questi non suonano come gli ABBA, questi sono gli ABBA", e se ci fosse stato un post "The Visitors" con ogni probabilità sarebbe stato più o meno così, forse non vale poi cinque stelle ma come ho già detto questo non è neanche un semplice tributo ma ci sono anche altre componenti, c'è la volontà di immaginare un'evoluzione, che una classe immensa e c'è il Pop come dovrebbe essere, ed allora che Pentateuco sia, ed in cuor mio spero che David e Meredith possano in futuro proporre un altro album così, magari "omaggiando" qualche altro grande del passato. è un'operazione che probabilmente può funzionare una volta sola ma loro hanno dimostrato di essere così bravi da poter forse concedere un bis.

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