Perchè i Brasiliani sono così incazzati? E' forse la domanda giusta da porsi quando ci si imbatte in questi lavori. Non si può certo dire che i Metalheads brasiliani si siano tutti messi daccordo, eppure hanno quel qualcosa che li distingue da tutti gli altri. Perfino per un degustatore abitudinario di Classic Metal o di un buon Thrash americano, questi sudamericani risulterebbero troppo scorretti per l'udito, troppo ''noiseistici'' (permettetemi il termine) per essere apprezzati. Bisogna in un certo senso ringraziare la Cogumelo records, probabilmente l'unica vera etichetta promotrice di tali lavori, se oggi noi ''gente spazzatura amanti del marcio'' possiamo imbatterci in tali creazioni sepolcrali.

E bisogna ringraziare anche, ancor prima degli unici veri affermati Sepultura, i Ratos De Porao che, sapendo portare ai massimi livelli il Punk Hardcore Brasiliano nei primi anni 80 hanno gettato le basi stilistiche per tutte le band estreme nate in quelle terre nella seconda metà della decade da noi tanto osannata. Grazie dunque a questi elementi, oggi la scena Death/Thrash Brasiliana viene considerata una delle più importanti, nonostante si senta difficilmente pronunciare dalla bocca di un ascoltatore medio di Metal estremo, nomi diversi dai Sepultura. Solo la band dei fratelli Cavalera è riuscita infatti a spiccare rispetto a tutti gli altri; ciò è stato possibile, a mio avviso, sia grazie alla fortuna di essere presi in considerazione dalla più nota label Roadrunner Records, sia al loro spirito di adattamento verso suoni più ‘'commerciabili'' con il tempo (cito solo, ed evito di parlarne, del periodo che va da Roots fino all'uscita di scena di Max). Non penso che se avessero mantenuto fino alla fine lo stile di Morbid Visions, o comunque del loro periodo d'oro, avrebbero riscontrato tanto successo, anzi, tutt'altro, sarebbero rimasti sullo stesso piano dei loro connazionali.

Se dunque già abbiamo potuto assistere ad esempi di Thrash Metal grezzissimo fuso con il Death primordiale nella già più affermata scena tedesca, basta spostarsi più ad occidente, verso città quali Belo Horizonte o San Paulo per conoscere la vera ferocia fatta musica. Gruppi di adolescenti scapigliati, borchiati e dalle cartucciere vistose; bramosi di proseguire la ''cattiva'' strada già tracciatata dai Venom e dai primi Slayer, riproponendo il tutto con un'attitudine ancora più maligna, rozza e decisamente più veloce. Possiamo tranquillamente aggiungere che il Thrash Metal brasiliano è stato indirettamente responsabile della nascita del Death Metal, poiché un qualunque componente di un gruppo Death citerà tra le sue influenze sempre e solo Reign In Blood, Seven Churches o Pleasure To Kill, piuttosto che album come Abominable Anno Domini (Chakal) o questo Immortal Force...

Nati come ‘'Desaster'', la band in questione cambia il nome in Mutilator poco prima di rilasciare il loro demo d'esordio. Nel 1986 partecipano ad uno split con i Sarcofago, i Chakal e gli Holocausto, noto come Warfare Noise I, (in seguito, nel 1988, verrà rilasciata una seconda parte, il Warfare Noise II, ma con altre band), di cui ne consiglio vivamente l'ascolto. Immortal Force viene pubblicato nel 1987, ovviamente dalla Cogumelo Records.

Vorrei analizzare questo album sia secondo quella che è la mia personale e soggettiva visione e sia secondo quella obiettiva. Personalmente adoro questo album, forse perché ormai mastico Thrash da un bel po' di tempo e quindi sarei in grado di arrivare a considerare capolavori anche album di band praticamente sconosciute e che magari ripropongono sempre la stessa ‘'pappa riscaldata''. In realtà, per come stanno i fatti, questo album non è un capolavoro, perché probabilmente molti di voi diranno: - Ma ad essere figo è figo, ma è roba già sentita migliaia di volte! Oppure: - Troppo canonico, non ha niente di innovativo! Ora la mia domanda è questa: - Come cazzo si fa ad essere canonici nel 1987? Se pensate che il Thrash aveva solo pochi anni di vita, mi sembra impossibile paragonare i Mutilator ai Violator o ai Municipal Waste (i veri canonici). Non aspettatevi dunque un album innovativo come Killing Technology dei Voivod o Think This dei Toxik; aspettatevi invece un massacro, una carneficina sonora di quasi quaranta minuti che lascerà senza fiato ogni Thrasher maniaco che si rispetti.

Immortal Force riprende appieno lo stile di Morbid Visions, ma si avvicina moltissimo anche a Campo De Exterminio degli Holocausto o a Simoniacal degli MX, e ovviamente agli Slayer di Hell Awaits. Si tratta di un lavoro rozzo, primitivo, roba primordiale da cavernicoli (tutti aggettivi positivi ovviamente: Slurp!). Non è neanche un album facilissimo da assimilare, poiché le 9 canzoni sono tutte molto simili tra loro (non deve necessariamente essere un fattore negativo) e non vantano di molti elementi che ne semplifichino l'ascolto o che comunque permettano di distinguere un brano dall'altro. Questo è il principale motivo per cui non mi è possibile fare la solita analisi Track by track, è difficile anche per me che l'ho ascoltato molte volte, per questo trovo più semplice considerare l'album nel suo insieme. Posso parlare in generale dei brani che mi sono rimasti più impressi, come ad esempio l'opener Memorial Stone Without A Name, che è anche la traccia più lunga del Full Lenght. Si apre con un una serie di riff ‘'arrugginiti'' e cadenzati che lasciano l'ascoltatore ancora sulle spine, fino a che, dopo il primo minuto, si parte con il massacro. Lo stile del batterista Rodrigo Neves è martellante e ancora un po' immaturo; ricorderebbe vagamente Igor Cavalera che in Morbid Visions picchiava selvaggiamente le sue pelli. Nel brano Butcher arriva l'autentica devastazione; uno dei pezzi migliori del full lenght: Batteria folle e velocissima, riff allucinanti, voce da manicomio (da notare il ritornello: ‘'Baccia... baccia''). Alle due asce troviamo Alexander ‘'Magoo''(R.I.P.) e Kebler, che è anche il vocalist. Come ho già affermato prima, lo stile dell'album è primitivo, di conseguenza non aspettatevi due chitarristi eccelsi (considerando anche la loro giovane età), ma che potranno comunque deliziare le vostre orecchie con riff brutali e assoli malati alla Reign In Blood. Altro punto a favore di questo lavoro è la voce di Kebler, più che un cantato direi una serie di sbraiti animaleschi che si sposano molto bene con il sound proposto; una voce sepolcrale, maligna quasi come provenisse dall'oltretomba. Grande pecca è invece il basso, suonato da Ricardo Neves (fratello di Rodrigo), che a causa della scarsa qualità della registrazione, è come inesistente.

Il classico Palm Muting sul Mi apre Brigade Of Hate, un altro dei brani che preferisco, anche se si mantiene sempre sullo stile delle precedenti songs: violenza su violenza. Il terzetto finale è di quanto più lercio si possa comporre: la title track, killer song come non mai, Tormented Soul, velocissima, che rallenta solamente a metà brano e Paranoiac Command, a mio avviso una delle migliori canzoni dell'album, con un testo ‘'impegnato'' di condanna verso la guerra.

Molti di voi potrebbero trovare questo full lenght un po' monotono, visto che come ho già detto le canzoni si somigliano più o meno tutte, per questo ascoltatelo solo se siete veri appassionati e non disdegnate le produzioni ultra grezze. State lontani da questa perla se invece pensate che la qualità di album dipenda esclusivamente da quanto la registrazione sia ottima o meno, non trovereste pane per i vostri denti.

Buona violenza...

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