"Era ora"; "Finalmente"; "C'avete messo ventidue anni mortacci vostra" e così via. No, non è l'ennesima recensione del nuovo disco dei My Bloody Valentine, tranquilli, è la prima recensione della raccolta di ep che hanno fatto uscire tra il 1988 e il 1991 (più la bellezza di sette pezzi finora inediti) che è, senza tanti giri di parole, fondamentale, splendida, completa e anche qualcosa di più: ecco, se dovessero chiedermi "ma a parte quella droga che fa bene di "Loveless" cosa mi consiglieresti del gruppo?", risponderei, senza esitazioni, di correre a procurarsi questo (doppio) album; non "Isn't Anything" ne "Mbv".
Qui c'è tutto ciò che vi serve per rimanere a galleggiare e a nuotare nel vuoto nel momento in cui la dose di "Loveless" finisce, con una maggiore varietà stilistica che, per forza di cose, la compattezza del capolavoro del gruppo non mostrava: l'album, infatti, segue un percorso che partendo dall'aspra e noise "You Made Me Realise" (con evidenti echi Sonic Youth, soprattutto nell'intermezzo strumentale, ma già con quella particolare attitudine "estetico/estatica mybloodyvalentiniana) vi porterà fino all'apice rappresentato dalla versione di oltre dieci minuti della strumentale "Glider" (un mantra lento, lungo, ripetitivo, estenuante, eppure irresistibile, ipnotico, come vagare nel nulla senza una direzione, ma sentendosi bene). In mezzo tante, ma tante gemme nascoste: la liquida e magnetica "Cigarette In Your Bed", le fluttuanti "Slow", "I Believe" e "Emptiness Inside", le solari "Thorn" e "Drive It All Over Me", senza dimenticare gli splendidi pezzi di "Glider" e "Tremolo" che potete trovare recensiti qui.
In questo "Ep's 1988-1991" (tra le altre cose il booklet in digipak ripropone gli artwork dei quattro ep) gli ingredienti che vi hanno fatto, o vi faranno amare i My Bloody Valentine ci sono tutti, rendendo palpabile la fondamentale evoluzione del gruppo che proprio nel 1988 prese quella direzione che da subito lo portò in una sorta di dimensione parallela, in cui la melodia eterea prende forma da un ammasso di rumore metafisico, dolce, spirituale, diventando paradossalmente oltremodo rilassante e conducendo verso una sorta di contemplazione narcolettica dove la mente può realmente vagare libera: dovunque, in nessun luogo, qui, altrove, ora. Mai.
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