Non penso assolutamente di esagerare quando sostengo che i My Bloody Valentine siano un gruppo fondamentale nella storia della musica alternativa, ridefinendo il ruolo del noise in termini di impatto melodico.
La band Irlandese ha lasciato un eredità musicale enorme con il seminale album "Loveless", un disco che riesce pienamente nel suo intento: cullare l'ascoltatore con un muro di suono impressionante: melodie, dissonanze, note che si accavallano l'una sull'altra, voci soffuse, riverberate e sospirate per creare atmosfere ai limiti con la psichedelica.
Dopo oltre due decenni di silenzio, la band guidata dal genio creativo di Kevin Shields è tornata con un nuovo album, semplicemente intitolato "mbv". L'album è stato annunciato senza fare troppo casino, ed è uscito in streaming su youtube senza preavviso. Niente anteprime, niente "leaking". Da un giorno all'altro il gruppo ha semplicemente rotto il silenzio con un album di quelli che non se ne sentono più da tempo.
Non solo la band è riuscita in pieno nel riproporre la stessa formula di "Loveless", ma ha avuto successo nel aggiungere ulteriori dettagli a uno stile che è ormai diventato riconoscibile al punto di diventare quasi sinonimo con la scena shoegaze e post rock. Il muro di chitarre è più espressivo e maestoso che mai, dettagliato nei passaggi e le evoluzioni con una serie di strati di chitarre.
Mentre "Loveless" come disco scorre quasi in modo passivo, "mbv" mostra una sezione ritmica con parecchio groove, dal pop-noise di "Only tomorrow" (che suona quasi come se Elliott Smith stesse fronteggiando i Sonic Youth) alla sfuriata post hardcore "nothing is", con un riff martellante e una velocità di esecuzione a cui questa band non ha sicuramente abituato il proprio pubblico.
Questo è un gruppo che si ama o si odia, ma a mio parere… Ne è valsa la pena aspettare 22 anni per un disco così!
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