Credo che molti di voi conoscano i famosissimi My Chemical Romance, venuti alla ribalta con il non pessimo ma nemmeno eccelso "Three Cheers For Sweet Revenge" dopo un esordio che è passato piuttosto inosservato ("I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love"). La band ha avuto un brutto colpo di sfortuna: molti l'hanno considerata subito la classica band Emo-Pop per ragazzine depresse e urlanti con chili di eye-liner e mascara, le quali si auto-definiscono Emo. Questo, unito alla loro crescente popolarità, ha portato molte persone a pregiudizi su questa band, che spesso viene giudicata come un gruppo incapace e venduto.

Anch'io avevo pregiudizi su di loro, ma sono stato smentito da un vero e proprio capolavoro come "The Black Parade", il loro terzo album, datato 2006. Ancora adesso, dopo tanto tempo, continuo ad ascoltarlo con piacere.

Dopo questo grande lavoro, quindi, la band si prende una pausa. Passano ben quattro anni, durante i quali la band non fa sapere nulla di sé. Poi, improvvisamente, cominciano a girare voci su una probabile reunion e un fantomatico nuovo album. Mah! Sarà vero?

Ebbene, sì. Per la gioia dei fan e la disperazione di coloro che odiano il gruppo, il 22 dicembre 2010 esce il quarto lavoro in studio dei My Chemical Romance, intitolato "Danger Days: The True Lives of the Fabulous Killjoys". Devo ammettere che ero incuriosito: non mi aspettavo certamente un lavoro magistrale, ma dopo aver ascoltato "The Black Parade", le premesse c'erano tutte. Premesse che, ahimè, sono state subito smentite dal primo singolo: Na Na Na (Na Na Na Na Na Na Na Na Na), una canzone allegra, perfetta per una festicciola in discoteca. Subito è suonato un campanello d'allarme: s'erano mai visti i My Chemical Romance in versione allegra? No. E questo cambio di stile mi ha parecchio disorientato.

E va bene, malgrado le non troppo buone anteprime, ho deciso di dare comunque una chance a questo gruppo. Ho fatto decisamente male, perché "Danger Days" non è altro che un dischetto Pop Punk decisamente riuscito malissimo e suonato anche peggio. Manca Bob Bryar alla batteria, e purtroppo la sua assenza penalizza parecchio il gruppo perché, sebbene non fosse un virtuoso, riusciva a "colorare" in qualche modo i pezzi di "The Black Parade".

Anche questo è un concept-album, molto più semplice del precedente: i Killjoys (guastafeste), che sarebbero i quattro componenti rimasti della band, combattono contro la Better Living Industries e il suo capo Korse. Il tutto è ambientato in uno scenario post-apocalittico in California, nel 2019.

Il disco si apre, dopo l'Intro, con la tutto sommato sufficiente Na Na Na, e prosegue abbastanza bene anche con Bulletproof Heart, che presenta un ritornello decisamente azzeccato. La qualità, però, cala subito dopo: si passa dalla pessima SING all'elettronica e festaiola Planetary (GO!), una canzone che una qualsiasi boy-band potrebbe copiare e incollare per dieci volte, in modo da creare un album. Tralasciamo i commenti sulla noisissima e scontatissima The Only Hope For Me Is You, ballad inappropriata in un disco che, più che rallentare, avrebbe bisogno di decollare, e trascuriamo anche l'interludio Jet-Star And The Kobra Kid: Traffic Report. A questo punto raggiungiamo due canzoni un po' decenti rispetto al resto dell'album: si tratta dell'allegra Party Poison, più movimentata e adrenalinica, che a tratti ricorda un po' Na Na Na, e di Save Yourself, I'll Hold Them Back, che ricorda a sprazzi il passato dark della band, con un ritornello simile a quello della vecchia Famous Last Words da "The Black Parade". Di qui in poi, il disco sprofonda di nuovo nella melma, con canzoni che prese singolarmente magari possono piacere, ma se si ascolta l'album di fila viene voglia di cestinarle di colpo. Parlo di S/C/A/R/E/C/R/O/W, Summertime, e The Kids From Yesterday. Fa un po' eccezione a questa regola la più oscura DESTROYA, che finalmente riporta le vecchie sonorità, o almeno ci prova. L'ultimo interludio, Goodnite dr. Death, ci narra della fine della storia.

Arrivati alla fine, ci troviamo la conclusiva Vampire Money, una parodia di Twilight, film che non deve essere piaciuto troppo alla band, vista l'acidità del testo. Una canzone non troppo esaltante, senz'altro, masicuramente è sopra la media di questo album.

In conclusione, "Danger Days" è un album che non raggiunge la sufficienza, cinquanta volte inferiore a "The Black Parade", e dieci volte inferiore agli altri due album. Le canzoni che mi piacciono sono appena 6 su 15, e nessuna di queste è apprezzabile per tecnica o mi è rimasta particolarmente impressa nella memoria. A livello soggettivo, forse l'album potrebbe strapparmi un 5 e mezzo su 10,  ma a livello oggettivo, dargli 3 è già tanto. Voto finale, 4 su 10.

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