Ero combattuto sulla possibilità di scrivere o meno questa recensione. Effettivamente ne esistono già, alcune esaurienti, ma alla fine ho optato per proporre anche il mio punto di vista. Perchè quello che mi appresto a recensire è un album difficile da capire e da decifrare.
"The Black Parade" è uscito ormai quasi 4 anni fa, ma una vera e propria scoperta l'ho fatta solo oggi. Si tratta di un album molto interessante, per diversi motivi.
Innanzitutto, si tratta di un concept-album, ossia di un album percorso da un filo logico, da una storia, raccontata dalle canzoni. Molti dei più grandi album della storia della musica rock sono strutturati in questo modo, per fare qualche nome "Sgt. Pepper's Lonely Heart Club" (il primo in assoluto del genere) e "The Wall", del quale condivide il rapporto titolo album/titolo canzone principale (The Wall/Another brick in the wall e The Black Parade/Welcome to the black parade... curioso no?).
In secondo luogo abbiamo il genere musicale: emo per molti, io mi dissocio a pieno. Molte delle persone che ritengono l'emo spazzatura (toh, anche lo stesso frontman Gerard Way la pensa così!) sicuramente di loro conosceranno solo due cose: il nome del gruppo e i video musicali. E grazie, se ti chiami My Chemical Romance, salti all'occhio del pubblico con un album percorso dal filo conduttore della morte, il tuo front-man ha una voce emotivamente molto coinvolgente, e i tuoi video sono tutti teatralmente molto dark, allora non ti puoi lamentare. Certo che, però, un paio di ascolti per non cadere nella presunzione sarebbero necessari per giudicare...o no? Per farla breve, si tratta di un album rock, con molte venature punk e qualche spunto più alternative rock, condito da qualche riff hard rock qua e là e ritornelli orecchiabili, ai limiti del pop. Probabilmente il loro passato post-hardcore non ha favorito la loro emancipazione, in un'era in cui l'emo più spinto deriva proprio dal post-hardcore e l'emo più denigrato ha delle venature pop molto radio-friendly.
In terzo luogo la presenza scenica: Gerard e compagni, e dai video si evince prepotentemente come ho accennato prima, hanno un gusto per la teatralità che è molto interessante da valutare. Soprattutto se il front-man non si fa problemi a citare Freddy Mercury (il re della grande teatralità) nelle sue movenze. Vedere il video di Welcome to the black parade per ulteriori spiegazioni. Ah già, Freddy Mercury: un'altro degli album citati come spunto altro non è che "A Night At The Opera" degli immortali Queen. L'album in cui è contenuta "Bohemian Rhapsody", la quale è anch'essa stracitata in (e ci risiamo) "Welcome to the black parade": canzone oltre i 5 minuti, che parte acustica con il solo pianoforte in accompagnamento, e in cui vediamo almeno tre cambiamenti di stile. Spudorati eh? A proposito di video: il regista di "Welcome to the black parade" (e che due scatole!!) e "Famous last words" è Samuel Bayer, regista di "Smell like teen spirit" e dei cinque video di "American Idiot". Et voilà: i critici hanno considerato "The Black Parade" un album di impatto generazionale come furono "Nevermind" e "American Idiot". Corsi e ricorsi...
Ultimo spunto, le canzoni singole. Introduzione classica per un concept-album (The end, 1 minuto e 52 secondi) e poi parte la festa: Dead!, che parla della morte con un tono allegro sospeso tra rock & roll e punk rock; This is how I disappear, più pesante ma meno veloce della precedente e col solito ritornello orecchiabile; The sharpest lives, la più pop del lotto come struttura; Welcome to the black parade (vi ho già rotto abbastanza, ve la risparmio); I don't love you, ballad molto intensa che strizza l'occhio al pop pur essendo cullata su un tappeto di chitarre elettriche; House of wolves, vero e proprio punk rock; Cancer, semi-acustica e con un testo crudo e straziante; Mama, la più particolare dell'album (con tanto di comparsa di Liza Minelli!) ma sostanzialmente rock; Sleep, semi-ballad interessante sempre condita dalle immancabili schitarrate; Teenagers, la più radiofonica di tutte, sostenuta da un andamento orecchiabile ma già sentito; Disenchanted, altra ballad di buona intensità e simile ad I don't love you ma con qualcosa in meno; Famous Last Words, che chiude il lotto con quasi 5 minuti epici che coniugano il rock orecchiabile e intenso di I don't love you e il climax di Welcome to the black parade, con un testo di difficile interpretazione ma con indubbia carica di reazione, presentandosi come il pezzo più riuscito insieme alla ballad appena citata e alla title-track. In tema di menzioni di merito, una citazione va anche per Dead!.
In attesa del nuovo album, buon ascolto!!
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