La "Sposa Morente" è ancora tra noi.

Ed il mio desiderio di morte torna a farsi sentire.

Sorella morte è presente ovunque in questa raccolta degli inglesi; fin dalla funerea copertina di quel livido colore. Confezione digipack che si apre a croce tanto per restare in argomento.

Ed arriviamo alle lunghe composizioni che odorano di Gothic-Doom-Death Metal. Una musica stagnante, lenta e spettrale; i My Dying Bride non hanno rivali e non conoscono altro credo musicale. Ti avvolgono nelle loro infinite e tetre spire fatte di note agghiaccianti; è sempre stato così con loro, fin dai lontanissimi esordi dei primi anni novanta.

Gli otto minuti di "She Is The Dark" dimostrano ancora una volta l'unicità di una band che molto di rado ha commesso passi falsi; una canzone che mette in evidenza il cantato di Aaron, prima pulito, declamatorio per poi virare verso un growl tempestoso e macilento da stordire nell'ascolto.

C'è spazio per la breve fiammata Death Metal di "Catching Feathers" tratta da uno dei primi demo del gruppo; l'interminabile "Two Winters Only" va ad omaggiare il loro lato più Dark, con quel suono di violino che d'improvviso compare dal nulla e che accompagna l'elettricità di una chitarra: il richiamo della lugubre e spaventole morte non è mai stato così evidente.

Siamo alla fine; la cover conclusiva che mai mi sarei aspettato di udire: trattasi di "Roads" dei Portishead. Forniscono un'interpretazione degnissima: le atmosfere solennì e cupe tipiche dei My Dying Bride che incontrano e sposano (termine non del tutto casuale...) il Trip Hop decadente della band di Bristol. Da brividi in ogni dove.

Ad Maiora.

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