No, non è possibile. Lo riascolti, alzi la testa, sguardo nel vuoto e ancora premi il tasto play perché non riesci a capacitarti di tutto ciò. I Nachtvorst, autori di una grandissima prova all'esordio con 'Stills', si sono persi nel proverbiale bicchier d'acqua.
Premesso che la voglia di cambiare è molto apprezzata, bisogna anche ammettere che il risultato è dei peggiori. 'Silence' si presenta con una splendida copertina che già fa trasparire la lontananza dal più canonico doom/black metal caratterizzante finora il duo olandese. Il doom prende il sopravvento, ma così come loro riuscivano a catturarti in preziose atmosfere funeree, allo stesso modo si dimostrano assolutamente inadatti a suonare doom e derivati. Innanzitutto è da segnalare una spaccatura nel corpo delle canzoni, si prenda ad esempio l'opener: la prima metà è lenta e doomish, senza sussulti e senza un minimo di inventiva sia riff che linee vocali; la seconda si trascina con lo stesso motivo iniziale ma senza cantato e con una chitarra che rimanda al passato in cui i Nachtvorst riuscivano a trasmettere emozioni.
Il pianoforte finale cerca di aggiustare il tiro, riuscendoci solo in parte. "Nightwinds" parte arrembante e classicamente black, si spegne alla metà, la ripartenza prende la rincorsa troppo presto, l'escalation di chitarra spreca l'occasione di nobilitare il pezzo. La coccarda di miglior canzone va a "Gentle Notice Of A Final Breath", in cui il doom momentaneamente torna al servizio di un'anima black, molto suggestivo il finale: arpeggiato, naturlistico, qui esplode la rabbia degli elementi, qui abbiamo ritrovato i Nachtvorst che conoscevamo. Quando le idee non escono fuori dove si può andare a parare? Sul sempre efficace blast beat. Peccato che non sia il momento giusto per utilizzarlo, peccato che una grande porzione del pubblico ha già deciso di cambiare cd.
Ridateci i vecchi Nachtvorst.
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