Nadja è un inclassificabile (shoegaze doom ambient drone) side project che dal 2002 si nasconde dietro agli occhi azzurri del polistrumentista canadese Aidan Baker, giocando a prosciugargli l'anima a partire dal nome (aidaN - Nadja). Creatura insaziabile di una vanità che non sfocia mai nella presunzione, Nadja cresce nella cattività di uno studio, dove pur nell'inevitabile diatesi collaterale delle influenze familiari (Swans, Godflesh, Jesu) impara a misurarne le distanze, forgiandosi di sonorità uniche e pretendendo un'attenzione da parte dell'artefice oltre il limite umano, materilizzata in una fecondissima produzione (14 Full-Length in sei anni). Narcisismo che successivamente troverà sfogo anche grazie all'entrata di Leah Buckareff al basso, determinate per l'inaugurazione di una serie di live, in gran parte in America.
Touched (2002) non è che il primo album. Quattro tracce inscindibili per un altissimo potenziale di alienazione che sa come consumarsi fino a sfiorare la vertigine, un viaggio che in 43 minuti detona la propria carica di riff ipnotici, feedback ed echi atavici di un'era che non conosce tempo nè luogo, ma solo la sensualità di parole sussurrate all'orecchio che si intrecciano fino a foggiare una spirale d'attrazione epidermica. "Your fingers stretch webs across my skin, entwine and enclose and wrap me within sticky strands of silk..."
L'imperativo è di lasciarsi immergere completamente in questo fluido, in grado di travolgere con dolcezza, quanto di avvolgere con violenza l'ascoltatore, trascinandolo e rendendolo prigioniero di un vortice che si sprigiona in distorsioni cariche di un magnetismo unico.
Nadja è un'esperienza che non si esaurisce in un ascolto solo, tuttavia riascoltare quest'album ogni volta sarà come coprire con un drappo di seta una cicatrice destinata a rimanere aperta.
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