I Nadja sono gli Albano e Romina Power della scena drone doom metal.
Sono un duo canadese attivo dal 2002, nato come progetto solitario del musicista canadese Aidan Baker, a cui nel 2005 si aggiunse la collaborazione in pianta stabile di Leah Buckareff, per permettere alla band di esibirsi live aiutandola al basso e alla voce, come dice la pagina wiki, ma io dico anche che la sua presenza spruzza un po' di rosa alle creazioni di Aidan, dando così della malleabilità sonora alle oscure creazioni di Aidan, oltre all'aggiunta dell'amore tra le forti tematiche già discusse in passato (morte). Il progetto è tra i più attivi della decade. Circa 40 pubblicazioni (!) tra buone e cattive idee dal '02 ad oggi per 9 etichette.
Sono perennemente in tour mondiale, con esibizioni lisergiche ed econimiche. A Genova pagai soli 5€ per vedere loro + Thisquitarmy + progetto drone dei Vanessa Van Basten, cui non ricordo il nome, e durante l'esibizione del duo in questione molti finimmo sdraiati comodi per terra, a fissare il soffitto con le braccia dietro la testa, condividendo un sorriso estraniato ed estasiato. Le menti erano altrove ma i capi appoggiati sul corpo del vicino. Un'esperienza woodstockiana dei tempi correnti. Ma la loro forza è concentrata sul loro sound, unico ed innovativo, riconoscibile anche s'e sentito per sbaglio per un secondo, vera e propria loro identità.
Qui con la frase a effetto "When I See the Sun Always Shines in Tv" prongono una raccolta di cover, rivisitazioni in chiave drone doom di brani di tutt'altro genere. Il titolo non è altro che un riferimento al pezzo degli A-ha. Un distaccarsi ad osservare il sole che splende sempre in tv, ma senza riuscire a sentirlo ed assaporandone la ben diversa realtà. Ma è aprendo con la cover di "Only Shallow" dei My Bloody Valentine che si capisce sia un disco di sentiti omaggi, perchè il loro sound seppur originale, riconosce come lontanissima fonte proprio il sound shoegaze del fenomeno anglo-irlandese. Sound che si transforma in drone doom quando sposa la lentezza slowcore dei Codeine (qui omaggiati con "Pea") e la lucentezza dei Cure ("Faith"). Un brano in rappresentanza dell'alta scuola metallara ("Dead Skin Mask" degli Slayer) e tutto il resto è divertimento e malinconia.
Spero che i nomi degli artisti "toccati" elencati uno dopo l'altro possano invogliarvi all'ascolto più delle mie pippe sul bel sound:
- "Only Shallow (My Bloody Valentine)"
- "Pea (Codeine)"
- "No Cure For The Lonely (Swans)"
- "Dead Skin Mask (Slayer)"
- "The Sun Always Shines On TV (A-ha)"
- "Needle In The Hay (Elliott Smith)"
- "Long Dark Twenties (Kids In The Hall)"
- "Faith (The Cure)"
Questa potrebbe essere la porta di accesso all'infinita discografia per chi è lontano dal genere.
Voto 4/5, che è il massimo a cui un disco di cover può ambire.
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