In copertina viene spiattellata una celebre foto che ha fatto discutere molti teorici e studiosi (uno su tutti: Bataille) al tempo della sua diffusione. Lo scatto rappresenta la Leng Tch'e, una tortura molto diffusa in Cina fino alla sua completa abolizione nel 1905. Si tratta di una tortura che veniva applicata ai condannati che avevano tentato di attuare delitti contro il governo e le alte personalità dello stato, infliggendo una lenta mutilazione degli arti al fine da rendere talmente insopportabile il dolore da non sentirlo più. 
Bataille in questo scatto intravide tutta la sua poetica e il suo pensiero legato all'essere umano: nel condannato cinese ci vedeva un ghigno, un orgasmo derivato dall'insostenibilità del dolore, in grado di dimostrare come l'essere umano nella sua vita non cerchi altro che l'autodistruzione. Passa tutta la vita a evitare di ferirsi e poi, quando succede, è il momento di massimo splendore della sua esistenza.

Ecco come suona questo lungo pezzo (31 minuti) diviso in tre atti: un continuo ed estenuante stare tra l'orgasmo e il rigor mortis. Musica estrema e violentemente catartica, che parte tessendo un purgatorio drone-doom per proseguire sempre più verso la follia, l'autodistruzione, il dilaniarsi della carne: marasma noise dove affogano schegge di free-jazz per schizofrenici e il guaire, l'abbiare furente del vocalist. La voce è strumento dell'orrore, incastonato in una rete di suoni tremendamente sanguinari, grotteschi, infernali.  

Più il pezzo prosegue e più cresce: diventa sempre più estremo, dolorosissimo, liberatorio. Ascoltatelo quando volete distruggervi: al suo termine vi sentirete già meglio. Ascoltatelo mentre leggete "Storia Dell'Occhio" di Bataille. Mentre avete le lacrime agli occhi. Mentre vorreste solo gridare in un campo di papaveri per uccidere il cielo. Al buio. Nella luce più accecante. Mentre morite. 

John Zorn ha realizzato l'impensabile: un confessionale di dolore che non può lasciare indifferenti. "Leng Tch'e" è una discesa agli inferi senza possibilità di ritorno. Un meraviglioso e orrendo spiraglio che si apre tra l'eiaculazione e il fluire del sangue. 

Uno degli apici di John Zorn e dei Naked City.
Questo è poco ma sicuro. 

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